«È lontana la stazione dei treni»? Faruk ha poco più di trenta anni, a Roccella è arrivato un paio di giorni fa, salvato in mare con la sua famiglia da una motovedetta della guardia di finanza. Borsone carico sulle spalle, è lui a guidare il piccolo corteo che sfila sul lungomare della cittadina jonica verso la stazione. Roccella è solo una delle tante tappe di un viaggio iniziato settimane fa dai sobborghi di Teheran.

«Andiamo a Milano e poi da lì cercheremo di prendere un altro treno per Monaco, in Germania. Mio fratello più giovane vive lì da quasi 5 anni, in qualche modo ci sistemeremo anche noi. Anche lui è passato da Roccella».

I migranti sul lungomare di Roccella 

A piccoli gruppi di una decina di persone per volta, i migranti – iraniani e pakistani in massima parte quelli arrivati in questo primo scorcio di 2023 – abbandonano il porto seguendo lo stradone che costeggia il mare. È una bella giornata, durante la camminata qualcuno si ferma a fare una foto al castello con il telefonino, altri improvvisano con i bambini una partita a nascondino nel palmeto. «Andiamo in Francia – racconta una ragazza, l’unica del suo gruppo a parlare inglese – ci sono dei parenti di mia madre che vivono a Lione. Dobbiamo prendere il treno, ci hanno detto che la stazione non è lontana. Il viaggio in mare è stato pauroso e molto faticoso, adesso le cose andranno meglio».

Nella piccola stazione ferroviaria a due passi dalla piazza, la sala d’attesa è piena come un uovo. Fermi sulla banchina del primo binario o in fila alla macchinetta per comprare il biglietto – qui la biglietteria ha alzato bandiera bianca anni fa – anche i migranti provano sulla propria pelle le attese infinite del binario unico. Qualcuno mangia, atri parlottano in piccoli gruppi cercando di capire quando passerà il prossimo treno, non troppo diversi dalle truppe di calabresi che ogni anno emigrano alla ricerca di un futuro più stabile.

In mano hanno un foglio di via emesso dalla Prefettura che gli intima di lasciare il Paese entro 15 giorni. Sono in molti a credere che quel documento gli consentirà di raggiungere senza troppe difficoltà le loro destinazioni finali. «Andiamo in Svezia, è un lungo viaggio ancora. Ci aspetta una vita migliore».

I migranti in stazione a Roccella

Il 2023 è iniziato sulla falsa riga del precedente. Sulle banchine del porto delle Grazie, sono già oltre 600 i migranti sbarcati. Numeri imponenti considerato il periodo dell’anno e che hanno mandato, inevitabilmente, in affanno gli operatori (civili e militari) che si occupano della prima accoglienza. Sotto il tendone di plastica allestito dalla Croce Rossa sulla banchina nord dello scalo roccellese sono stati giorni intensi.

Tanti i bambini arrivati negli ultimi giorni, uno di essi addirittura nato durante la traversata dalle coste turche. A prendersi cura di loro sono i volontari della Croce Rossa e della Protezione civile, oltre ai dottori di Medici senza frontiere che da qualche mese sono arrivati in supporto. «Come se ne esce? – dice il sindaco di Roccella passato a controllare la situazione al porto nel giorno dell’Epifania – Non se ne esce. Non dipende da noi. Noi dobbiamo solo attrezzarci».