Definirli sbarchi è improprio, perché il più delle volte si tratta di veri e propri soccorsi in mare. Imbarcazioni cariche di migranti, in avaria o lasciate in balia delle acque, intercettate dalla Capitaneria di Porto o dalla Guardia di Finanza. Poi, l’arrivo delle motovedette, il trasbordo e, infine l’approdo in un porto sicuro. In Calabria, quelli di Roccella Ionica e di Crotone, essenzialmente, che anche oggi hanno accolto centinaia di stranieri. Arrivati a gruppi, perché a bordo di natanti diversi: 269 quelli approdati tra Bova e Roccella nelle ultime 24 ore più una settantina arrivati in serata ancora a Roccella, mentre si sono registrate altre richieste di soccorso e nuovi arrivi sono previsti in nottata. A Crotone, invece, sono sbarcati in 127 e più di un centinaio sono in arrivo in nottata.

Un flusso continuo

La rotta è quella turca. Da Smirne alla costa ionica calabrese, attraversando Egeo e Jonio. Un viaggio senza soste lungo almeno una settimana tra fame e sete, paura e lacrime, ma anche speranza e fiducia. Lo affrontano giovani ragazzi, spesso minori non accompagnati, uomini, donne, bambini, anche persone con disabilità. In poco più di tre mesi sono oltre una quarantina gli sbarchi di migranti registrati sulle coste del reggino, mentre nel Crotonese da giugno ad oggi si sono verificati 44 sbarchi con 2900 persone di varie nazionalità, in prevalenza iraniani, iracheni e afghani.

Un trend in crescita dai numeri preoccupanti, che sta mettendo a dura prova forze dell’ordine e volontari, chiamati a veri e propri tour de force per garantire accoglienza a chi fugge da fame e persecuzioni. Un flusso continuo difficile da fermare soprattutto per i mezzi utilizzati, spesso vecchi pescherecci o piccole barche a vela, facili da confondere con quelle dei turisti per provare ad eludere i controlli. Ma davanti alla prospettiva di una morte sicura, i profughi sono disposti anche a pagare migliaia di euro agli scafisti –quasi sempre individuati e arrestati dalle autorità italiane - per affrontare il mare e rincorrere il sogno di una vita migliore.

Un fenomeno quello a cui si sta assistendo che sorprende gli stessi addetti ai lavori: anche se le condizioni meteo degli ultimi giorni favoriscono la navigazione in mare, questo appare un periodo inusuale per le traversate della speranza. Probabilmente, a incidere sull’incremento di approdi, anche la questione afghana: chi non è riuscito a lasciare il Paese in sicurezza dopo il ritorno dei talebani e l’addio delle forze militari occidentali, sceglie il mare come via di fuga, di salvezza.

Qui Roccella

«Gran parte dei migranti che arrivano qui sono di provenienza asiatica – raccontano i soccorritori – per lo più iraniani, ma anche iracheni, siriani, bengalesi e pakistani. In realtà il loro viaggio inizia molto prima dell’imbarco, fatto di lunghe traversate via terra dai loro paesi fino al primo porto utile per la partenza. Spesso arrivano anche molto bagnati, stanchi e anche con tanti malesseri, perché a bordo il mangiare e il bere non basta per tutti. Nei loro occhi si percepisce la meraviglia di toccare il suolo, anche se spesso non si conosce in che regione si arriva, perché la loro meta non è l'Italia, ma l'Europa tutta». Tra i migranti non mancano nuclei familiari e minori, anche non accompagnati. «Talvolta piangono pensando agli affetti persi. E i più piccoli, prima di andare via, lasciano disegni colorati per dire grazie».

E mentre il sindaco Vittorio Zito ha chiesto a gran voce l’intervento del Ministero per fronteggiare l’emergenza, l’accoglienza al porto continua. «Siamo stremati e senza tempi di ripresa – ha detto Concetta Gioffrè, presidente del comitato locale della Croce Rossa – Ma anche se stanchi ci troveranno sempre qui, perché dobbiamo rispettare la divisa che indossiamo e mettere in pratica i nostri principi. Nessuno dei migranti si è mai lamentato, molti di loro hanno manifestato sempre sentimenti di riconoscenza e gratitudine nei nostri confronti. Il nostro primo compito è quello di farli sentire al sicuro». A complicare e rallentare il lavoro dei volontari da un anno e mezzo sono i protocolli anti-Covid. «Vorremmo proporre alla Prefettura l’utilizzo dei tamponi rapidi – ha concluso Gioffrè – affinché i migranti possano permanere sul posto sempre meno e fare spazio ad altri».

Qui Crotone

Nel 2021, tra Crotone, Isola di Capo Rizzuto e Cirò Marina, sono avvenuti 48 sbarchi per un totale di 2900 persone soccorse, la quasi totalità verificatesi da giugno ad oggi. Nel solo mese di ottobre, sono arrivati 271 stranieri (l’1, il 16 e il 10 ottobre), a cui vanno aggiunti i 127 approdati oggi. E non è finita: è un lavoro ininterrotto quello di volontari e forze dell’ordine, che va avanti da ore. La prima segnalazione, in mattinata: 58 migranti in arrivo. Neanche il tempo di concludere le operazioni, che un secondo gruppo di 69 migranti è stato intercettato e soccorso nel primo pomeriggio. Un terzo approdo, si è consumato mentre giungeva la sera (95 immigrati) e un quarto è in arrivo nel buio della notte. Non è escluso che altri migranti possano arrivare anche nelle prossime ore.