VIDEO | Parla il primo cittadino di Varapodio, indagato nell'inchiesta Cara accoglienza. Esclude di aver promosso l'arrivo nel Bresciano della presidente di Itaca, coinvolta insieme a lui nell'indagine per il Cas reggino. Le strutture cui erano a capo hanno sede nello stesso stabile sito a Montechiari
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«In Italia c’è una invasione di migranti e qualcuno se ne deve pur occupare…». Parole e musica del primo cittadino di Varapodio, Orlando Fazzolari, sindaco di Fratelli d’Italia che l’ha sospeso dopo l’indagine che l’ha coinvolto - proprio per la gestione del Centro migranti attivato per 20 mesi nel suo paese – forse solo immaginando quello che dalle carte dell’inchiesta Cara Accoglienza è poi venuto fuori.
Ovvero, che l’amministratore – 2 mesi prima di impegnarsi con la prefettura di Reggio Calabria per la struttura del suo paese per cui ora è indagato – in provincia di Brescia aveva costituito una cooperativa per fornire assistenza ai migranti. «Io opero in quella provincia da anni dopo gli studi nell’università bresciana – spiega oggi il sindaco – ho anche aperto una sede del mio studio di commercialista. Non sono andato a Montichiari per i migranti, quindi, tanto più che la cooperativa che presiedo si occupa di servizi per tutti, non solo per gli stranieri».
Fazzolari parla nel municipio del piccolo centro del Reggino, mettendo in mostra sulla scrivania i voluminosissimi faldoni dell’inchiesta della procura di Palmi che non gli imputa alcuna responsabilità penale nella sua attività extraregionale, ma la menziona solo per alcune coincidenze che lo attesterebbero in combutta con Maria Giovanna Ursida, indagata con lui per la gestione dei migranti di Varapodio.
«Non ho portato io nel Bresciano la cooperativa Itaca», spiega sul conto della presidente dell’impresa calabrese coinvolta nell’inchiesta sul Cas di Varapodio, che si è scoperto avere una sede secondaria al civico 1 di piazza Santa Maria – nella cittadina di Montichiari, in provincia di Brescia – analogamente alla cooperativa di Fazzolari che si chiama “Accoglienza”. «Si tratta di uno stabile grande – è la versione di Fazzolari - e la legge non impedisce di avere più sedi nello stesso edificio. E poi questa coincidenza non prefigura affatto ipotesi di reato, tanto più che la Itaca è molto qualificata nei servizi che eroga». Spiegato così l’asse Calabria-Lombardia, il sindaco ha voluto anche precisare che la cooperativa che presiede «ha un bilancio più basso di quello di un qualsiasi piccolo negozio, altro che business migranti».