VIDEO | Emergono nuovi particolari dall'inchiesta Cara Accoglienza sul Cas di Varapodio: il primo cittadino e la coindagata Ursida erano in affari anche con gli imprenditori Scaroni, a loro volta indagati dalla procura di Brescia
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Orlando Fazzolari e Maria Giovanna Ursida, entrambi indagati nell’inchiesta Cara Accoglienza, con due distinte cooperative di cui erano a capo, offrivano assistenza ai migranti non solo in Calabria ma anche in Lombardia.
È il nuovo particolare che emerge dalla lettura dei documenti che compendiano l’inchiesta condotta sul Cas di Varapodio che, condotta dalla procura di Palmi, è incentrata sul ruolo del sindaco e della presidente della "Itaca", ma anche su due funzionari della prefettura di Reggio Calabria, Salvatore Del Giglio e Pasquale Modafferi.
Nel luglio del 2016, ovvero due mesi prima che Fazzolari firmasse una convenzione con la prefettura per la struttura nel Reggino, a Montichiari, in provincia di Brescia, aveva istituito una cooperativa – la “Accoglienza arl” – di cui risulta presidente, dividendo gli stessi uffici di piazza Santa Maria 1 con la cooperativa di cui è promotrice la Ursida.
Questa cointeressenza sull’asse Calabria-Lombardia, finora mai rilevata, secondo gli investigatori spiegherebbe un’attività – intorno al business dei migranti – che i due portavano avanti anche al di fuori della piccola realtà varapodiese, arrivando a intrattenere rapporti con la famiglia Scaroni coinvolta nella gestione opaca di alcune strutture bresciane. Proprio con Angelo Scaroni, indagato dalla Procura di Brescia per truffa ai danni dello Stato e sospettato di avere rapporti con la 'ndrangheta – proprio per attività legate all’ccoglienza dei profughi – diversi sarebbero stati i contatti professionali tenuti da Fazzolari, nelle vesti di consulente aziendale.
Ma per capire meglio l’importanza della scoperta fatta dai carabinieri della compagnia di Taurianova, cioè quelle relazioni extraregionali che il sindaco avrebbe messo in piedi intorno al business dei migranti, bisogna riascoltare quello che aveva dichiarato – nel dicembre del 2017 – quando il nostro network aveva sollevato il caso di Villa Cristina, la struttura che oggi scopriamo essere fulcro dell’inchiesta della procura di Palmi.
«Come politico sono un uomo di destra – aveva detto l’amministratore di Fratelli d’Italia, oggi in rotta con il partito che l’ha sospeso – ma come sindaco sono abituato a risolvere problemi». Una chiara allusione al fatto che il suo rapporto con il tema-migranti poteva sembrare frutto della sua disponibilità ad aiutare la prefettura reggina nel temponare l’emergeza sbarchi, mentre oggi si scopre che – 2 mesi prima di accordarsi con gli uffici di Piazza Italia – era già sbarcato nel bresciano dove di lì a breve lo avrebbe raggiunto la sua odierna coindagata.