I dati dell’Autorità di bacino dell’Appennino meridionale evidenziano la crisi che stringe le province di Reggio e Crotone colpite da «siccità estrema». L’allarme di Sorical sulla diga del Menta a secco: «Livello dell’invaso al 24%»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
C’è mezza Calabria tra le aree del Mezzogiorno segnate da criticità idrica elevata: due provincie su cinque – Crotone e Reggio – a cui si aggiungono diversi centri della provincia di Cosenza, che pagano la scarsità di pioggia degli ultimi anni, le condotte colabrodo che si mangiano fino al 50% dell’acqua che dovrebbe arrivare nelle nostre case e sui campi agricoli e il continuo aumento delle temperature medie. E se per le zone segnate in rosso, la classificazione di criticità alta evidenzia «lo stato critico della risorsa idrica che non risulta sufficiente ad evitare danni al sistema gravi e prolungati», per il resto del territorio regionale le cose non vanno molto meglio. Il grado di criticità media infatti, indica come le «portate in alveo, le temperature elevate e i volumi cumulati negli invasi non sono sufficienti a garantire gli utilizzi idropotabili e irrigui».
Emergenza idrica in Calabria, situazione drammatica
Una situazione molto grave che le piogge delle ultime settimane sono riuscite solo ad attenuare lievemente e che hanno portato, nel settembre scorso, il Governo, su proposta del ministro alla protezione civile Nello Musumeci, a dichiarare lo stato d’emergenza fino al prossimo mese di marzo con conseguente stanziamento di quasi sette milioni di euro.
Un “contentino” che rischia di essere poco più di una goccia nel mare, visto i dati impietosi che segnano come drammatiche le conseguenze della scarsità di precipitazioni che, a valanga, si riverberano sul volume d’acqua che poi finisce nel sistema di distribuzione. È l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del distretto idrografico dell’Appennino meridionale a fissare la misura del problema, sia sul versante del comparto potabile, sia in quello irriguo, destinato a rifornire campi e frutteti sul territorio regionale. Una situazione drammatica che, di rimbalzo, colpisce anche i grandi invasi, soprattutto nel reggino, la cui portata è calata negli ultimi mesi a livelli preoccupanti.
Provincia di Reggio senz’acqua: serbatoio del Menta quasi a secco
Negli ultimi due anni, si legge nel report dell’autorità di bacino i cui dati di fermano a ottobre dello scorso anno, l’indice Spi (che quantifica su diverse scale temporali il surplus o il deficit di pioggia in un determinato territorio rispetto agli ultimi trenta anni) indica lo Jonio reggino come area maggiormente in crisi, con sacche di siccità preoccupanti anche nell’area dello Stretto e nella Piana di Gioia Tauro. Prendendo come esempio le precipitazioni negli ultimi 24 mesi infatti, le zone prese in esame vengono classificate come colpite da “siccità estrema”.
A confermare un trend che non accenna a diminuire anche i dati forniti da Sorical (anche questi fermi a ottobre 2024) che evidenzia come «il serbatoio del Menta – anche a causa delle derivazioni richieste per la contemporanea magra delle sorgenti del complementare acquedotto del Tuccio – presenta attualmente un volume invasato di solo 4,23 milioni di metri cubi, corrispondente al 24% del volume di massima regolazione». E le cose non vanno molto meglio per il serbatoio dell’Alaco che «presenta un volume regolabile corrispondente al 35% del volume utile di regolazione».
Va un po’ meglio invece per quello che riguarda l’estrazione d’acqua dai pozzi (che riforniscono per circa il 50% della portata totale degli acquedotti gestiti da Sorical) che «allo stato attuale non presentano significative criticità». Anche perché, spiega il report, «la maggior parte dei pozzi è situata negli alvei alluvionali delle fiumare e per essi si è storicamente osservata una sostanziale stabilità delle portate anche a seguito di estesi periodi siccitosi».