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I denigratori abituali del procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, dovranno farsene una ragione: nell’elenco delle presunte inchieste flop andrà certamente depennata “Metropolis”. Ieri, infatti, la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha sostanzialmente ribaltato la decisione del Tribunale di Locri, condannando buona parte degli imputati che erano stati assolti in primo grado. “Risorge”, dunque, l’impianto accusatorio dei pubblici ministeri Maria Luisa Miranda e Paolo Sirleo, all’epoca in servizio alla Dda di Reggio Calabria, coordinati proprio dall’allora procuratore aggiunto Nicola Gratteri. Un’accusa poi presa in carico dai sostituti Simona Ferraiuolo e Antonella Crisafulli e ovviamente, nel grado d’appello, dalla procura generale reggina.
L’inchiesta del 2013
L’inchiesta aveva messo in luce come le cosche Morabito e Aquino, attraverso un’articolata e complessa rete di società italiane ed estere, fossero riuscite a garantirsi, con la forza dell’intimidazione mafiosa, la gestione, il controllo e la realizzazione di decine di importanti complessi immobiliari turistico-residenziali, nelle zone più belle della regione.
A partire dal 2005, secondo l’accusa, si sarebbe creata una vera e propria joint-ventures fra esponenti della criminalità organizzata calabrese ed imprenditori spagnoli, dando il via ad un intreccio di società, italiane ed estere, finalizzato alla realizzazione di complessi immobiliari destinati al settore turistico. Ma quegli investimenti, stando a quanto ricostruito dai magistrati, avrebbero avuto un centro di interesse occulto, organizzato e collegato, con gli organi di vertice espressione delle cosche della zona jonica. Fra i soggetti coinvolti spiccava, oltre all’ex terrorista dell’Ira Fitzsimons, per il quale la stessa procura chiese l’assoluzione, anche l’imprenditore Bruno Verdiglione, oltre a Rocco Aquino e Rocco Morabito.
La sentenza di primo grado
Ma il Tribunale di Locri, con una sentenza che fece non poco scalpore, smontò totalmente l’impianto accusatorio assolvendo, di fatto, tutti gli imputati e condannandone solo tre. Furono scagionati: Rocco Aquino, Francesco Arcadi, Domingo Diaz Bernal, Alessandro Cirillo, Jorge Pablo Sagredo Lamberti, Domenico Antonio Mirarchi, Domenico Antonio Muccari, Jonathan Posca, Antonio Raimondo, Generoso Scoppa, Maria Rosa Sculli, Fausto Ottavio Strangio, Sebastiano Sisto Strangio, Domenico Vallone, Bruno Verdiglione, Domenico Vitale, Carmelo Borrello, Francesco Iofrida, Antonino Iriti, Antonino Sebastiano Toscano. Le motivazioni furono anche piuttosto nette, spiegando che non poteva essere raggiunta la prova di quanto sostenuto dall’accusa, soprattutto per quanto riguardava la società Bella Calabria 2005 srl che, secondo la Dda reggina, era uno schermo dietro cui si celava la criminalità organizzata. «Sebbene prefigurata anche da chi vi ha lavorato a stretto contatto come Bruno Verdiglione – scriveva il collegio – l’ipotesi investigativa non si è tradotta in prova della piena titolarità effettiva delle quote sociali in capo rispettivamente a Rocco Aquino e a Rocco Morabito». Insomma, sebbene vi fossero degli indizi a carico degli imputati, questi non furono ritenuti sufficienti a provare le contestazioni ogni oltre ragionevole dubbio. Tanto che il Tribunale parlò di un «quadro istruttorio oltremodo lacunoso», in forza della «inutilizzabilità delle intercettazioni compiute da altre autorità inquirente in altro procedimento e dalla debolezza degli indizi a carico di Rocco Aquino (classe ’60)».
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L’appello ribalta tutto
Ma è proprio ieri sera che la decisione del Tribunale di Locri è stata completamente ribaltata. I giudici della Corte d’Appello, infatti, hanno stabilito la responsabilità penale di Rocco Aquino, condannandolo a 6 anni di reclusione, come pure di Bruno Verdiglione, condannato a 7 anni di prigione. Per Antonio Cuppari, i giudici hanno deciso una pena a 11 anni e 9 mesi di reclusione, inasprendo la decisione del primo grado. Cadono poi le assoluzioni di Domenico Vallone (3 anni e 4 mesi), Domenico Vitale (2 anni e 10 mesi), Francesco Arcadi (3 anni), Maria Rosa Sculli (8 mesi). La prescrizione, invece, ha interrotto il percorso giudiziario per Francesco Iofrida, Antonino Iriti a Antonino Sebastiano Toscano. Da rimarcare, invece, come il figlio del “tiradritto”, Rocco Morabito, abbia visto diminuita la sua condanna, passando da 7 anni in primo grado a 3 anni e quattro mesi, per effetto dell’assoluzione per due capi d’imputazione. Assolto, invece, Sebastiano Vottari che, in primo grado, aveva avuto una condanna a 4 anni di prigione.
Brutto colpo anche per le società coinvolte nell’inchiesta, ossia la Fair properties srl, la Vbd srl e la Bella Calabria srl, condannate ad una sanzione amministrativa di 360mila euro ciascuna, con contestuale confisca dei beni aziendali e dei patrimoni immobiliari. Una misura che è stata applicata anche alle società BC immobiliare srl, Rdv srl e Gioiello del mare.
Consolato Minniti