VIDEO | La prima puntata di Mammasantissima si apre con la ricostruzione dell’arresto del Capo dei capi. L’eterna lotta tra il Bene e il Male nelle parole dei magistrati messe a confronto con quelle dell’ex superlatitante
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Una ricerca che sembrava ormai vana, tra tentativi falliti e a volte mancati per un soffio, fino a quella comunicazione radio con cui un carabiniere del Ros, senza tradire emozioni, annuncia la fine di una caccia ultratrentennale: «Lo abbiamo catturato». È il 16 gennaio del 2023, giorno in cui ha fine la latitanza di Matteo Messina Denaro, il capo dei capi di Cosa nostra, mente e braccio della stagione più oscura della mafia siciliana, quella dello stragismo.
La prima puntata di Mammasantissima si occupa di latitanti, ex o ancora tali, e si apre proprio con quell’arresto che consegna alla storia una data memorabile, sia per il l’Italia che per il mondo intero. La voce narrante di Pietro Comito ci guida alla scoperta della biografia criminale del boss con una panoramica sulle malefatte riuscite e su quelle per fortuna fallite, come l’omicidio del superpoliziotto Rino Germanà. E poi ancorale tante condanne che gli sono piovute addosso nei lunghi anni della sua invisibilità, fino all’epilogo: la morte per malattia, sopraggiunta pochi mesi dopo il suo arresto.
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Protagoniste assolute della puntata sono le immagini e, soprattutto, le voci: non solo quelle dei militari che quel giorno in un vicolo di Palermo, nei pressi di una clinica privata, fanno calare la rete sul super ricercato pluriergastolano, ma anche quelle della sua Nemesi, Maurizio De Lucia. «Io c’ero nel 1992» sottolinea a caldo il procuratore di Palermo, sintonizzandosi sui tragici fatti di Capaci e via D’Amelio, quando tutto ebbe inizio. È un uomo che viene da lontano, De Lucia, e le frasi cinematografiche che utilizza per inquadrare e chiudere la vicenda - «Un conto che andava regolato, una ferita che andava chiusa» - lo dimostrano alla perfezione.
Voci, dicevamo. Che a volte arrivano dal profondo. Nella prima puntata di “Mammasantissima” si ode pure quella di un Messina Denaro non che fa mistero della propria natura ferina e di sé stesso dice di non aver trascorso la latitanza (e dunque la vita) «in salotto con le pantofole». Dà sfoggio si riservatezza - «Sfuggo dal farmi conoscere» - e per autodefinirsi, si affida a una metafora che i teologi avrebbero giudicato diabolica: «Ho calpestato il mondo». Parole che danno ancora più valore alla battaglia, risoltasi nel quartiere San Lorenzo dopo più di tre decenni.
Il Bene contro il Male, che per l’occasione veste abiti griffati, si muove sotto mentite spoglie, sorride e non si sottrae ai selfie. E il Bene alla fine vince, nonostante il tempo, le sofferenze e, purtroppo, i sospetti. In tal senso, De Lucia offre una risposta efficace pure a chi, in seguito, tenterà di ridimensionare la portata dell’impresa, agitando complottismi e dietrologie di cui sembra già presagire l’avvento. «Il tempo che serviva, serviva» afferma lapidario. Perché il 16 gennaio del 2023, a Palermo si è chiuso un cerchio. E si è fatta la Storia.