La settimana che ci lasciamo alle spalle non poteva che essere dominata dalla cattura di Matteo Messina Denaro che Antonella Grippo, nell’ultima puntata di Perfidia, definisce «latitante stanziale». Per la giornalista di Sapri «bisogna abbandonare il trionfalismo» che riguarda il blitz alla clinica palermitana, sapendo di essere in buona compagnia rispetto a questa lettura degli avvenimenti. Così passano in rassegna le dichiarazioni di Nino Di Matteo, di Roberto Saviano, che servono alla conduttrice anche ad evidenziare come sia tramontata la mistica della latitanza, che si schianta contro l’asfalto di una vita quasi domestica.

Grippo ne ha discusso con Francesco Boccia, senatore e responsabile Enti locali per il Pd; il giornalista, blogger e scrittore nonché presidente della Rai dal 2018 al 2021, Marcello Foa; l’editorialista Augusto Bassi; il sindaco di Siderno, la democrat Maria Teresa Fragomeni; e l’assessore regionale Giovanni Calabrese.

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Luigi de Magistris sembra sia sulla stessa lunghezza d’onda: «Partiamo dal fatto che ogni giorno scoprono un covo. Praticamente questo stava ovunque». Naturalmente l’ex magistrato fa i complimenti a chi ha contribuito al blitz che ha assicurato alla giustizia il boss con trent’anni di latitanza alle spalle. «Parlare di successo complessivo può valere per l’operazione al momento, poi la sconfitta è che per trent’anni è stato latitante. Questo andava ovunque, e in paesi come quelli, dopo qualche ora si sa chi ha fatto cosa».

Insomma incamerato l’arresto, de Magistris si chiede se è stata solo un’operazione che richiede molto tempo, se ha inciso la malattia, se qualcuno l’ha fatto trovare, se lui s’è voluto consegnare, se c’è un esito finale della trattativa, se siamo in una nuova stagione politica, con la riforma della giustizia in itinere, e conclude dicendo: «se vedo il dibattito di queste ore introdurrei un tema che sta ai margini. Questa è la fine dell’ala stragista di Cosa nostra. Si è addirittura autorizzato da parte di molti che trattare con la mafia, se significa eliminare bombe e stragi è un fatto tutto sommato consentito. Credo stiamo alla sottolineatura di come la fase della trattativa termina e stiamo ormai al consolidamento della convivenza delle mafie con lo Stato».

De Magistris: «Mafie sono ormai parte dello Stato»

Una fase nuova che porta il leader di Unione popolare ad insospettirsi rispetto ai trionfalisti «perché sono quelli che in questi anni hanno fatto in modo che le mafie si mimetizzassero sempre più, abbassando la tensione verso le mafie, e considerare normale il rapporto con esse».

E tuttavia per de Magistris, dopo la stagione delle stragi, l’arresto di Totò Riina e la mancata perquisizione, la trattativa Stato-mafia, la vicenda Provenzano, l’infiltrazione nello Stato, la gente non si fida più: «Avere fiducia nello Stato significa anche conquistarsela. Questa operazione è un segno a favore dello Stato, ma lo Stato deve dissipare. Questo stava ovunque, cioè credo che l’hanno incontrato tutti in mezzo alla strada, quindi evidentemente non è stato cercato, e quando è stato cercato l'hanno preso. Però, ripeto, il nodo principale adesso è: fiume di denaro pubblico, mani libere per avere mani in pasta, pochi controlli, poche bombe, silenzio, zitti e buoni perché la torta è grande, e siccome senza le mafie il paese va in default, occorre prendere consapevolezza di questo, che le mafie sono entrate nel cuore dell'economia, della finanza e della politica e quindi essendo diventato in parte stato anche loro, qual è la mafia oggi? È un'altra stagione. Chi la vuole contrastare?».

De Magistris condannato: «Mi difenderò in Cassazione e sarò assolto»

De Magistris ha parlato anche della condanna in via definitiva per diffamazione in un processo «che non esiste». Invitando tutti ad andare a rivedersi la trasmissione in cui ha detto quello che è finito nel processo, ha aggiunto: «Non sono frasi diffamatorie ma la cosa più incredibile non cito mai la persona (l’ex procuratore aggiunto Murone) che si è doluta e soprattutto attacco pesantemente le indagini che mi sono state sottratte, e le indagini non me le ha sottratte Murone. La verità è che noi ci troviamo di fronte al fatto, in un momento storico in cui la verità è rivoluzionaria,  che quando osi andare a colpire i mercanti del tempio la reazione è violenta sulla legalità formale, quindi io mi difendo in Cassazione e sarò assolto andando oltre confine».