L’indagine della procura di Roma sulla premier Giorgia Meloni, sui ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, e sul sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano, tutti finiti sotto inchiesta per il caso del generale libico Almasri, ha fatto scattare una pioggia di solidarietà verso i magistrati romani.

Com’è noto, il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, nella giornata di ieri, ha notificato una comunicazione di iscrizione nel registro delle notizie di reato (modello 21) – atto dovuto come prevedono le norme – ai vertici del Governo di centrodestra. Giorgia Meloni è accusata di favoreggiamento e peculato. La vicenda riguarda l’estradizione del cittadino libico nel mirino della Corte Penale Internazionale per aver commesso diversi crimini di guerra in Libia. La denuncia era stata presentata dall'avvocato calabrese Luigi Li Gotti, in passato sottosegretario di Stato nel Governo Prodi, e difensore di numerosi collaboratori di giustizia siciliani.

Anche in Calabria, le toghe hanno inteso esprimere vicinanza ai colleghi della Capitale. La Giunta esecutiva sezionale di Catanzaro dell’Associazione Nazionale Magistrati, che da poco ha rinnovato i vertici, ha così scritto in una nota: «In merito alle recenti dichiarazioni di Rappresentanti del Governo Italiano sull'operato della Procura della Repubblica di Roma, la Giunta Esecutiva Sezionale di Catanzaro sente la necessità di fornire chiarimenti ai cittadini, nel cui nome viene amministrata la Giustizia. Il deposito presso la Procura della Repubblica di una querela circostanziata a carico di qualunque persona obbliga l'Ufficio di Procura ad iscrivere i nomi degli accusati nel registro delle notizie di reato. Nel caso in cui siano iscritti come indagati soggetti che svolgono il ruolo di Ministri, a maggiore tutela del mandato politico, la legge costituzionale nr. 1 del 1989 impone all'Ufficio di Procura di comunicare loro l'avvenuta iscrizione.

La norma stabilisce che: "Il Procuratore della Repubblica, omessa ogni indagine, entro il termine di quindici giorni, trasmette con le sue richieste gli atti relativi al collegio di cui al successivo articolo 7, dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati perché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati" (art. 6, comma 2 Legge Costituzionale 1/89). Dunque, l'obbligo — cui il Procuratore non può sottrarsi — è volto a garantire la più ampia difesa dei soggetti interessati ben prima che siano svolte indagini a loro carico, potendo così fin da subito presentare memorie e chiedere di essere ascoltati. Si tratta di una semplice comunicazione obbligatoria che è ben diversa da un "avviso di garanzia". Le affermazioni di esponenti del Governo che parlano di politicizzazione della Magistratura, che descrivono una semplice comunicazione obbligatoria quale "avviso di garanzia" e risposta giudiziaria alla Riforma sulla cd. Separazione delle Carriere dei Magistrati appaiono, quindi, infondate. Non solo: l'invocata esigenza di accelerare l'approvazione della Riforma stessa rivela anche la sua chiara natura punitiva per la Magistratura. Non può non constatarsi una consapevole strumentalizzazione delle informazioni veicolate, che alimenta un pericoloso clima di mortificante sfiducia nelle Istituzioni.

La Ges di Catanzaro esprime piena solidarietà al Procuratore della Repubblica Lo Voi, attaccato per aver solo svolto il proprio dovere», conclude la nota dell’Anm di Catanzaro.