Mistero a Melicucco, mancano tre calici dalla sacrestia e, dopo l’appello lanciato dal parroco, in paese è caccia all’anonimo sacrilego. «Chiunque è stato ha fatto un peccato mortale», accusa una signora al mercato; «va perdonato, basta che li riporta», ribatte un ragazzo. Non si parla d’altro nel piccolo centro della Piana reggina, da quando don Pasquale Galatà – scegliendo il pulpito del proprio profilo facebook – ha dato la notizia della scomparsa degli oggetti sacri, senza infierire però.

«Non credo che siano stati rubati – ha scritto il sacerdote postando la foto del tris di calici e rivolgendosi ai parrocchiani – probabilmente senza accorgervi li avete portati a casa e non li avete più riportati in parrocchia». Tanto è bastato, però, per attivare il chiacchiericcio alla ricerca dell’autore o dell’autrice della probabile “svista” da trovare, con un appello al quale si unisce il sindaco. «Anche se è stata una cosa inconsapevole è comunque sgradevole – sostiene Francesco Nicolaci – mi unisco all’appello di don Pasquale». In effetti il parroco nel post di denuncia si dice «fiducioso nella collaborazione», salvo poi aggiungere che i calici «mancano come tante altre cose». Insomma, non una razzia continua ma quasi, tanto che i parrocchiani si accusano tra loro ma non credono che il furto possa servire per qualche messa nera.

«Sarà stata qualcuno che ha accesso alla sacrestia», attacca la cliente di un bar, mentre sul corso Gramsci una signora la butta sull’ironia - «li avranno presi per metterci qualche pianta grassa», dice – mentre una sua amica sostiene di «non credere proprio che si sia trattato di una svista». Sentito al telefono, il parroco ridimensiona l’accaduto. «Chi è stato riporterà il tris, ne sono certo – risponde don Galatà – ho certezza che questo avvenga e che non si tratta di ladri. In un certo modo chi li ha presi si è fatto sentire». Rimane fiducioso il sacerdote, ma abbottonato, ma della novità che sarebbe intervenuta dopo il suo appello, non c’è traccia sul profilo facebook che rimane – secondo quanto riferisce un’altra parrocchiana – l’unico modo utilizzato per lanciare l’allarme, poi ripreso dai giornali: «Sono stata a messa, mica ne ha parlato di questo fatto», replica delusa la signora.