È passato meno di un giorno dalla lettera inviata dal dottore Nicola Floro al presidente Occhiuto in merito all’impiego dei medici cubani nella sanità calabrese, che già un altro medico scrive al governatore per spiegare per quale motivo un camice bianco non riesce a esercitare la sua professione in Calabria. Si tratta della dottoressa Alessia Piperno, che ha affidato il suo pensiero a Facebook.

«Carissimo presidente Roberto Occhiuto – scrive la professionista - in qualità di giovane medico calabrese, tornata dalla Lombardia nella mia amata Calabria, mi sento gravemente offesa dalle sue dichiarazioni: "I medici cubani fiori all'occhiello dei paesi caraibici "».

«Piuttosto dovrebbe pensare all'orgoglio di noi medici calabresi che nonostante le importanti difficoltà della nostra sanità, spinti dall'amore incondizionato per la nostra terra, decidiamo di tornare per metterci al servizio di chi sta male e per garantire quel minimo di aiuto alla sanità pubblica che è bene prezioso di tutti».

Occhiuto ha spiegato a proposito delle modalità di impiego dei medici cubani che «inizieranno coloro che già sanno parlare l'italiano e gli altri, prima di prendere servizio, faranno corsi intensivi per apprendere la lingua».

«Dimentica – risponde ironicamente la dottoressa Alessia Piperno - che la nostra terra è popolata da umile gente che il più delle volte identifica lo stomaco come "bocca dell'anima" ed il dolore vaginale come "male alla natura". Quindi al suo posto proporrei anche corsi intensivi di dialetto calabrese, non vorrei mai vedere indirizzati i primi all'odontoiatra ed i secondi allo psicologo.

“I medici cubani saranno affiancati dai nostri operatori sanitari” ha aggiunto Occhiuto: «Si, ma questo lo si può fare ad ondate trimestrali, perché le ricordo che i contratti proposti a noi sono della validità di soli 3 mesi, spesso anche in libera professione, a differenza dei 3 anni di chi viene da Cuba. Ma d'altronde sono loro il fiore all'occhiello. Per tutti noi, dopo 3 mesi si vedrà».

Il presidente della Regione, in sede di presentazione della collaborazione Calabria-Cuba e in altre occasioni, ha ripetuto che «le aziende calabresi cercano disperatamente medici da assumere a tempo indeterminato, ma non ne trovano. Abbiamo fatto bandi per posti a tempo indeterminato e manifestazioni d'interesse che sono andati deserti».

«Strano – risponde la Piperno - Io abito a Vibo Valentia e le uniche proposte che ho ricevuto sono a tempo determinato ed in libera professione. Le propongo a questo punto con i soldi da me versati durante gli anni universitari (affitto, vitto, tasse varie) di pagare i geni caraibici. Noi probabilmente siamo troppo incapaci per Lei per meritare una stabilizzazione. E così sia. Io personalmente ho protocollato la mia manifestazione d'interesse da mesi ormai e per ben due volte (perché una non bastava) eppure le balle di fieno le ho viste io, non Lei. Ed ancora mi chiedete domande, domandine, curriculum ed autocertificazioni. Ma non avevate urgente bisogno? Ormai sono mesi che va avanti la mia personale disavventura. Chi mi ha valorizzata, chi ha creduto in me, chi ci tiene ad avermi nel suo staff medico è la tanto criticata sanità privata».

«A lei va la mia gratitudine ed il mio incondizionato appoggio. Sono meritevole di lavorare in Lombardia (regione che mi ha accolta con orgoglio), di occuparmi di un reparto di alta (e posso dirlo a gran voce) chirurgia nell'ambito privato, persino di aiutare il pronto soccorso della mia città (ma, ripeto, in libera professione e dopo 3 mesi non si sa), ma non sono meritevole di stabilizzazione nella sanità pubblica. E poi vi chiedete per quale motivo ragazzi formati scappano fuori dalla Calabria… dovreste ringraziarci, così almeno lasciamo posto ai paesi caraibici e magari a lavorare da loro ci finiamo noi. Vi sentite soddisfatti ed orgogliosi, io al vostro posto mi vergognerei. Date le giuste informazioni alla popolazione calabrese, noi non siamo meno preparati o meno vogliosi di aiutare, è ciò che voi ci proponete che non merita un minuto del nostro prezioso tempo».