Cosenza - L’ operazione congiunta tra Polizia di Stato e Guardia di Finanza di Cosenza denominata “Medical Market” ha portato, questa mattina, all’esecuzione di sette misure cautelari nell’ambito di un’indagine su una serie di presunte truffe ad assicurazioni per falsi incidenti stradali che vede coinvolte 144 persone.

 

L’organizzazione criminale è stata individuata con base operativa nell’Ospedale Civile di Corigliano Calabro, ove alcuni medici compiacenti rilasciavano certificazioni mediche in tutto o in parte viziate da falsità al fine di trarre in inganno i medici legali di compagnie assicurative e, quindi, conseguire illeciti profitti poi spartiti fra le parti.


Gli investigatori hanno rilevato numerosi falsi incidenti stradali imbastiti al fine di lucrare sui rimborsi assicurativi. Per i falsi sinistri venivano presentati alle compagnie assicurative falsi certificati medici rilasciati da dottori compiacenti operanti anche presso strutture pubbliche. Gli investigatori hanno accertato che, in più occasioni, il medico compiacente, previa dazione di denaro, forniva ai finti protagonisti di incidenti stradali, false certificazioni di ricovero al Pronto Soccorso, facendo fittiziamente risultare l’accesso al presidio ospedaliero quale conseguenza di un incidente stradale che, frequentemente, è stato accertato non essersi mai verificato.


Indagando relativamente alla indebita percezione di indennizzi assicurativi conseguenti a falsi incidenti stradali, Poliziotti e Finanzieri hanno scoperto una storia sconvolgente: la premeditata soppressione di un nascituro, attuata con la compiacenza e la fattiva partecipazione di personale medico dell’ospedale di Corigliano Calabro.

 

È stato accertato che Stefania Russo, con il concorso del medico Sergio Garasto e dell’amica Nunziatina Falcone trovandosi in avanzato stato di gravidanza, nello specifico tra la 24esima e la 28esima settimana di gestazione, ha simulato un incidente stradale ed ha soppresso il neonato all’esclusivo scopo di conseguire il risarcimento del danno. Infatti, nonostante la partoriente fosse indotta al parto prematuro, il feto nasceva vivo e veniva deliberatamente privato di ogni necessaria assistenza utile per la sopravvivenza causandone il decesso.


La Russo, aveva già provato ad inscenare la storia dell’incidente presentandosi al pronto soccorso dell’ospedale di Corigliano ma, i sanitari di turno all'epoca del fatto, non ci cascarono. Dopo dieci giorni, la donna ci riprova, questa volta di turno c’è Sergio Garasto, suo complice che finge di soccorrere la donna. Per gli inquirenti quella di Garasto è una vera messa in scena. L’autopsia dirà che il bimbo, appena nato, aveva cominciato a respirare e che il decesso è stato causato da un ”arresto cardio respiratorio da insufficienza cardio-respiratoria acuta in feto al terzo trimestre normo-conformato, vivo e vitale conseguente ad aborto procurato”. Dalle perizie successive si accertava che vi era stata ”una manovra lesiva etero-indotta da rapportare a pratica abortiva procurata farmacologicamente e/o chirurgicamente”.


La donna ha continuato a sostenere la tesi secondo cui è sarebbe stata vittima di un incidente stradale sulla ss106, ma gli agenti, giunti sul luogo del presunto sinistro non hanno trovato nulla che potesse far pensare ad un impatto tra due autovetture. Scatta allora l’indagine che, in seguito ad una complessa attività investigativa ha permesso di smascherare il sistema criminale.