Ha parlato di libertà di informazione ma anche di violenza di genere il giornalista e scrittore Gianluigi Nuzzi, conduttore della trasmissione tv Quarto Grado in onda su Retequattro, nel corso del dibattito sul tema Giustizia e Media, i ruoli per la legalità e parità di genere, organizzato a Rende con la partecipazione anche del magistrato Annamaria Frustaci.

Appendice del Festival di dicembre

Si è trattato di un’appendice dell’edizione 2023 del Festival Nazionale Cultura d’Impresa, promosso dall’Academy Awards e dal sistema Unsic, l’Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori di Cosenza, sotto la direzione artistica di Carlo Franzisi. In quella circostanza Nuzzi aveva ricevuto un riconoscimento ma a causa di un attacco febbrile, era stato costretto a disertare la cerimonia di premiazione. Intervenendo all’iniziativa di Rende, il popolare conduttore ha così tenuto fede all’impegno assunto di ritirare personalmente il premio, una preziosa targa realizzata a mano dal maestro orafo Domenico Tordo. L’appuntamento, coordinato da Piero Cirino ed introdotto dallo stesso Carlo Franzisi, presidente di Unsic Cosenza, ha registrato inoltre la partecipazione del consigliere regionale della Calabria Ferdinando Laghi.

Retaggio culturale duro da estirpare

Il retaggio culturale ancora radicato nella società civile, rappresenta uno degli ostacoli più duri da superare nel contrasto alla violenza di genere «nonostante le campagne di sensibilizzazione promosse a tutti i livelli in Italia» ha sostenuto tra l’altro Nuzzi nel suo intervento. «Per produrre effetti sui costumi e le abitudini degli individui ci vogliono generazioni – ha aggiunto - Non dimentichiamo che solo poche decine di anni fa in questo Paese era ancora in vigore la legge sul delitto d’onore. Inoltre da una parte non abbiamo il quadro della dimensione reale del fenomeno poiché molte persone non denunciano i soprusi subiti sotto il profilo fisico, psicologico, economico. Dall’altra però non sappiamo neppure quante violenze vengono evitate proprio grazie alle tante iniziative sul tema condotte nelle scuole, dalle amministrazioni pubbliche, dalle forze dell’ordine».

Accompagnare le vittime verso l'emancipazione

Sul punto Annamaria Frustaci ha messo in evidenza l’importanza delle agenzie formative «della famiglia e delle scuole, il nucleo nel quale si plasmano gli individui e dove bisogna coltivare i germogli della parità e della inclusione. È la più efficace prevenzione da mettere in atto. Poi però devono essere rafforzati gli strumenti di sostegno a coloro che intraprendono il coraggioso percorso della denuncia. Abbiamo raggiunto traguardi importanti ma non basta: bisogna accompagnare le vittime di violenza sia durante il processo ma anche lungo la strada dell’emancipazione e del riscatto in particolare economico». Nei contesti criminali i rischi si amplificano, ha detto ancora il magistrato: sono del tutto assimilabili a quelli dei testimoni di giustizia. «Per questo la tutela dello Stato deve consentire l’opportunità di iniziare una nuova vita in una località protetta. Senza falle e senza offrire il fianco a possibili ritorsioni, come purtroppo accaduto in passato».

Libertà di informazione a rischio

Sulla libertà di informazione Gianluigi Nuzzi ha parlato di progressiva compromissione del diritto ad informare subito dai cronisti: «Sono d’accordo con la definizione che Giampaolo Pansa dà del giornalista, indicato come cane da guardia del cittadino. La riforma Cartabia ed altri recenti provvedimenti legislativi restrittivi, minano un mestiere sempre più difficile da esercitare poiché c’è una crisi dell’informazione, una crisi della reputazione del giornalista, una crisi economica perché l’informazione è spalmata online ed è in diretta permanente. Quindi i cronisti hanno grande difficoltà. Però dico una cosa forse impopolare – ha affermato – Sono a favore dell’ordine dei giornalisti perché il giornalista che sbaglia deve pagare. Se Nuzzi sbaglia deve pagare perché così legittima gli altri che svolgono bene il loro lavoro. Inoltre i giornalisti dovrebbero avere redditi trasparenti e ricevere compensi solo per il loro lavoro perché svolgono una funzione di pubblico servizio. Che è troppo importante - ha concluso - per evitare di lasciare terreno a quella informazione terrapiattista che va molto di moda».