Nell’ambito di una vasta operazione di prevenzione e repressione del fenomeno dell’illecita coltivazione di piante di marijuana, per le quali è stato previsto anche l’impiego dell’elicottero A109N (Nexus) della Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, sono state scoperte e sequestrare quattro piantagioni di canapa indiana, nel comprensorio dei comuni di Sorianello, Pizzoni e Gerocarne, in provincia di Vibo Valentia.

 

L’individuazione delle piantagioni

Fondamentale è stata l’attività dei piloti della Guardia di Finanza. Durante la perlustrazione aerea dell’aspro territorio montano, le piantagioni -che erano state tutte abilmente occultate tra i folti arbusti e la fitta vegetazione,così da renderne difficoltosa l’individuazione dall’alto e pressoché impossibile l’accesso da terra- sono state individuate. Il successivo intervento delle pattuglie automontate dei finanzieri calabresi del Reparto Operativo Aeronavale e della Compagnia della Guardia di Finanza di Vibo Valentia consentiva, non senza difficoltà, di raggiungere le piantagioni di marijuana segnalate. Le attività dei finanzieri della Calabria sono state, tra l’altro, rese ancor più difficoltose a causa di un improvviso incendio divampato nella boscaglia nei pressi di due delle coltivazioni, verosimilmente di origine dolosa. L’incendio veniva controllato dai finanzieri intervenuti sul posto e successivamente estinto dal personale del Servizio Antincendio Boschivo della Regione Calabria.

 

Le piantagioni coprivano vasta area demaniale

Le piantagioni estese su una vasta area demaniale, comprendevano piante delle qualità “Cannabis indica” e “Skunk” (quest’ultima varietà con effetti più potenti rispetto a quella tradizionale) per un peso complessivo di 20 quintali. Le piante erano rigogliose, con un’altezza media di mt. 1.80 circa ed erano già pronte per essere raccolte. Le colture erano dotate di autonomi sistemi di irrigazione.

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Su disposizione dell’autorità giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vibo Valentia, le piante ed i connessi impianti di irrigazione e vasche di raccolta acque venivano distrutte dalle fiamme gialle calabresi e poste in condizioni di non essere riutilizzate. La sostanza stupefacente ricavata dalle piantagioni, una volta immessa sul mercato, avrebbe fruttato un guadagno alla malavita locale di circa 1 milione e mezzo di euro. Sono in corso indagini finalizzate all’identificazione dei responsabili delle coltivazioni.