VIDEO | La procura di Paola parla di una vera e propria organizzazione che pilotava gare d'appalto pubbliche in diversi comuni e persino in Basilicata. Sequestrati i dispositivi elottronici degli indagati alla ricerca di altre prove e persone coinvolte
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L'impressione è che la nuova indagine della procura di Paola, quella sulla commistione tra funzionari pubblici, professionisti e massoni deviati nel Tirreno cosentino, possa espandersi e coinvolgere altri funzionari e altri professionisti e togliere il velo su altri adepti di quella che gli inquirenti hanno definito una loggia massonica coperta, in altre parole, un'associazione segreta con finalità e soci sconosciuti, forma di organizzazione che è in palese contrasto con l'articolo 18 della Costituzione italiana.
Diciotto sono anche le persone finite nel registro degli indagati, per presunti reati, a vario titolo, di corruzione, turbata libertà degli incanti, falsità ideologia e associazione per delinquere. La violazione della legge Anselmi viene contestata, invece, solo a tre degli indagati, due dei quali presunti adepti della setta massonica, mentre una terza persona avrebbe messo a disposizione l'esercizio commerciale di sua proprietà per gli incontri segreti, pur conoscendone la natura illecita. Per tutti è stata disposta la perquisizione nelle abitazioni e negli uffici e il relativo sequestro dei dispositivi elettronici.
Da Aieta a Guardia Piemontese per dividersi i proventi
Al momento si tratta di una indagine, tra l'altro ancora in corso, e pertanto accuse e contestazioni necessitano del condizionale, ma il quadro accusatorio, illustrato dalla procura di Paola, fa impressione e se le accuse dovessero essere confermate al culmine di un eventuale processo, si tratterebbe di fatti gravissimi. Gli inquirenti parlano di una vera e propria organizzazione, un cartello, è scritto nelle carte, che manometteva e pilotava gare d'appalto pubbliche. Oltre ai funzionari pubblici e professionisti del settore, c'era pure chi si sarebbe prestato agli illeciti partecipando alle gare in modo fittizio o presentando offerte precedentemente concordate. Gli appalti al vaglio riguardano i Comuni di Aieta, Scalea, Belvedere Marittimo e Guardia Piemontese, ma le ramificazioni illecite arrivano fino in Basilicata, precisamente a Moliterno, paesino del Potentino che conta meno di 4mila anime.
Il ruolo degli assessori di Belvedere Marittimo
Marco Liporace e Vincenzo Cristoforo sono due dei nomi iscritti nel registro degli indagati e sulla costa sono noti ai più. Entrambi, infatti, rivestono il ruolo di assessore al Comune di Belvedere Marittimo nella giunta del sindaco Vincenzo Cascini, quest'ultimo totalmente estraneo all'indagine. Liporace ha la delega ai Lavori Pubblici, Cristoforo quella al Turismo e, secondo la ricostruzione della procura, entrambi, in due distinte occasioni, si sarebbero accordati con altri indagati sull'indicazione di ditte compiacenti da invitare a una gara a cui non avrebbero dovuto partecipare.
La loggia coperta
Per Luigi Cristoforo, professionista privato con incarichi di supporto al Rup nei Comuni di San Nicola Arcella e Scalea, il professionista Francesco Arcuri e il commerciante Donato Vincenzo Rosa, le cose si mettono anche peggio. A loro la procura guidata da Pierpaolo Bruni contesta la violazione della Legge Anselmi, perché, così si legge testualmente nelle carte, «promuovevano e partecipavano ad una associazione segreta, in violazione dell'art. 18 della Costituzione, occultando la sua esistenza e tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali e rendendo sconosciuti in tutto e in parte i soci, così svolgendo attività diretta ad interferire sull'esercizio di amministrazioni pubbliche e enti pubblici con particolare, anche se non esclusivo, riguardo ai Comuni del versante tirrenico rientranti nella provincia di Cosenza, attività finalizzata all'accaparramento e spartizione di appalti pubblici».
Gli incontri in un locale nel centro di Scalea
Mentre i primi due sarebbero appartenenti alla loggia segreta, Rosa è finito nel registro degli indagati perché, scrive la procura, «ha messo a disposizione i locali della sua attività commerciale per le riunioni tra gli indagati e, attesi gli stretti legami con Cristofaro Luigi e Arcuri Francesco, risulta verosimilmente a conoscenza o comunque informato delle condotte illecite poste in essere da questi ultimi - si legge ancora - e, pertanto, potrebbe essere anche detentore anche nei predetti locali di documentazione (comunicazioni, anche in chat, mail, documenti, atti, supporti, contenuta in sistemi informatici, telefoni cellulari e tablet e ogni altro apparecchio informatico e telematico), quali corpo dei reati per cui si procede o cose ad essi pertinenti».