«Urlava di gioia al telefono». L’avvocato difensore, Giancarlo Liberati, racconta così la reazione di Marjan Jamali, la giovane iraniana, sotto processo a Locri con l’accusa di essere una scafista e dallo scorso maggio ai domiciliari, è stata rilasciata poco fa. Adesso attenderà libera, con suo figlio di otto anni, la conclusione del processo in corso dinanzi al tribunale di Locri. A Camini, dove è stata accolta con il figlioletto, è adesso diretta Maysoon Majidi, l’attivista curdo-iraniana, assolta dalla stessa accusa lo scorso febbraio dopo aver trascorso in carcere dieci mesi, e che sta sostenendo la giovane nel processo.

Sbarcata a Roccella nell’ottobre 2023 con un figlio di otto anni, Marjan era stata arrestata con l’accusa di essere una scafista. Nel maggio dello scorso anno, la sostituzione della detenzione in carcere con la misura degli arresti domiciliari per stare accanto al figlio di otto anni che aveva portato con sè dall’Iran. I carabinieri le hanno notificato la sentenza con cui il tribunale del Riesame di Reggio Calabria, dopo l’udienza di stamattina, ha accolto il ricorso dell’avvocato Giancarlo Liberati che prontamente, dopo la riserva posta oggi stesso dal tribunale, per valutate le trascrizioni dell’ultima udienza dello scorso 24 marzo, ha prodotto la documentazione richiesta. Il tribunale ha deciso oggi stesso, accogliendo il ricorso e rilasciando la giovane.

Tra le testimonianze chiave della scorsa udienza, quella del capitano della nave, che ha già patteggiato e che, come da attese, ha confermato quanto già dichiarato ossia che Marjan Jamali ha viaggiato come migrante insieme agli altri, senza svolgere attività riconducibili agli scafisti che invece erano altri, non perseguiti al momento dello sbarco, e adesso irreperibili.

Marjan Jamali è imputata insieme a Amir Babai, che aveva tentato di difendere la donna dagli abusi di altri tre migranti che poi si sono resi irreperibili, la revoca degli arresti domiciliari. Da quasi dieci mesi, in seguito alla sostituzione della misura cautelare in carcere, Marjan è accolta a Camini all’interno nel progetto Sai gestito dalla cooperativa sociale Eurocoop servizi a r. l. (Jungi Mundu) con suo figlio.