«È il primo frutto di un impegno che dura da 10 anni: Mariantonia Samà è la prima beata in assoluto della diocesi di Catanzaro Squillace. Questo è qualcosa di grande, in 2000 anni di cristianesimo mai nessuno nella nostra diocesi era stato proclamato beato dalla Chiesa». Così Padre Pasquale Pitari, postulatore della causa di beatificazione di Mariantonia Samà, meglio conosciuta come Monachella di San  Bruno, che ha vissuto nella sua umile dimora di 12 metri quadrati nel cuore di Sant’Andrea Apostolo sullo Ionio, nel catanzarese, in condizioni di estrema povertà fino alla sua morte avvenuta il 27 maggio 1953.

Una vita nella fede e nella sofferenza

La sua vita è stata segnata dalla sofferenza che ha saputo trasformare con fede in amore verso il prossimo e verso Dio. Era solo una ragazzina quando fu colpita da gravi disturbi non diagnosticati dopo aver bevuto dell’acqua, probabilmente infetta, da un acquitrino. Da lì il tentativo di liberarla dalle presunte forze del male a Serra San Bruno per rimanere poi, per i successivi 60 anni a letto, in posizione supina e con le gambe contratte. La sua casa, ancora oggi meta di fedeli e pellegrini, era sempre aperta e in tanti si rivolgevano a lei per chiedere preghiere e conforto. Dopo tante testimonianze di guarigione avvenute per sua intercessione, Papa Francesco ha ora autorizzato il riconoscimento di un miracolo: la guarigione da una grave forma degenerativa di artrosi alle ginocchia di una donna residente a Genova che in gioventù aveva conosciuto la serva di Dio.

L'insegnamento della Monachella

La prima beata della storia della diocesi di Catanzaro che per il vescovo mons. Vincenzo Bertolone deve essere «per tutte le donne e per tutti gli uomini del Sud e dell'Italia una“insegnante silenziosa“ in grado di interrogare sul genuino senso della vitasoprattutto quando questa appare improduttiva e insignificante sotto il profilo meramente efficientistico. Chi si imbatte nella figura della beata Mariantonia Samà - prosegue il pastore - non può  non interrogarsi su come ella abbia potuto vivere serena e gioiosa in quelle sue condizioni di immobilità a letto e alla dipendenza totale degli altri  senza mai lamentarsi, dicendo spesso al crocifisso che stava sulla parete: sia fatta la tua volontà. Ella  aveva capito che ogni vita, nonostante ogni menomazione o deformazione, è pur sempre un dono di Dio e come tale va accolta e vissuta perchè ogni persona è unica e e speciale nel suo modo di essere , indipendentemente dal suo stato di salute e dalle diverse abilità».

Verso la beatificazione di Nuccia Tolomeo

«Mariantonia Samà è stata nella sua casetta per 60 anni, a letto, animata da un grande amore per Gesù crocifisso che teneva sempre davanti a sé ed è diventata un vero parafulmine per la nostra diocesi in un momento particolare per il mondo intero. La Chiesa l’ha proclamata beata perché si è unita intimamente a Cristo Gesù. E come lei pure altre persone lo hanno fatto, ad esempio la catanzarese Nuccia Tolomeo, anche lei prossimamente sarà proclamata beata da Papa Francesco. Si tratta di due persone, Mariantonia e Nuccia, che per 60 anni hanno vissuto questa vocazione di sofferenza accanto a Gesù crocifisso, entrambe saranno beatificate insieme il prossimo anno e questo è qualcosa di straordinario. Il 6 ottobre si riuniranno i cardinali e i vescovi ed esamineranno il miracolo di Nuccia Tolomeo, già approvato sia dai teologi che dai medici».

Padre Francesco Caruso, servo di Dio

Dunque un grande momento di spiritualità per tutta la comunità: «Noi ci stiamo preparando per celebrare degnamente questi eventi, sarà una grande festa per tutta la diocesi nonostante qualche difficoltà a causa del covid. E assieme a questa bellissima notizia, di Mariantonia Samà e Nuccia Tolomeo, ne abbiamo anche un’altra: il riconoscimento delle virtù eroiche di un altro Servo di Dio della nostra diocesi, padre Francesco Caruso, di Gasperina». Sulla base della sua persistente fama di santità, l’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace il 13 settembre 1998 ha avviato la causa di beatificazione e canonizzazione. Papa Francesco l'ha dichiarato venerabile il 5 maggio scorso. «Insomma, sono momenti importanti della vita della chiesa e anche della mia vita personale avendo curato la positio sulle loro virtù eroiche, che nel caso della Monachella di San Bruno era stata avviata dal  delegato episcopale don Eduardo Varano».