Il Comune di Vibo Valentia è stato definitivamente condannato dal Consiglio di Stato (sentenza n. 1373/2024 del 12.2.2024) al risarcimento dei danni, patrimoniali e non patrimoniali, per la mancata predisposizione del Progetto di vita individuale a favore di un minore con autismo. Già il Tar della Calabria, nel 2022, aveva obbligato l’Ente a redigere il Progetto di vita in favore del minorenne, che il Comune aveva attuato solo a seguito di tale provvedimento nonostante la battaglia intrapresa dalla famiglia già nei tre anni precedenti.  

Con la recentissima pronuncia del Consiglio di Stato, che ha con forza affermato l’importanza del Progetto di vita a favore dei disabili ai fini della realizzazione della piena inclusione, è stato affermato il diritto al risarcimento del danno esistenziale patito dal minore, per ogni anno in cui si è protratta l’inerzia amministrativa. Un danno quantificato in un totale di 30mila euro cui il Comune dovrà aggiungere ulteriori 8mila euro a titolo di risarcimento delle spese affrontate dalla famiglia.

Nel giudizio, il Consiglio di Stato ha accolto la tesi dell’avvocato Antonietta Villella, difensore della famiglia, confermando definitivamente che “proprio l’assenza di un’idonea rete di supporto, causata dalla mancata tempestiva predisposizione del Progetto individualizzato, ha fatto sì che la sua qualità di vita ne risentisse” con il “depauperamento della vita del minore che l’inerzia amministrativa ha provocato, con particolare riguardo alle sue espressioni sociali e relazionali, in ambito scolastico e non”.

La vicenda prende le mosse dal 2019, quando, come ricostruisce l’avvocato, “il Comune si rifiutò di avviare la predisposizione e l’organizzazione dei sostegni per il ragazzo, oggi tredicenne, allora ancora bambino di otto anni. Dopo una lunghissima inerzia amministrativa durata ben tre anni, oggetto di continue ed inascoltate sollecitazioni, proposte e diffide al Settore Politiche sociali ed all’Ufficio di Piano dell’Ats, solo nel 2022 la famiglia si era vista conclamare dal Tar Calabria il dovuto rispetto del diritto alla dignità e qualità di vita del minore, obbligando il Comune a redigere il Progetto di vita e condannando fortemente il comportamento omissivo dell’ente».  

Un percorso burocratico causato da ciò che il Comune di Vibo Valentia avrebbe “potuto e dovuto fare”, come riporta la sentenza del Consiglio di Stato, in cui “non vi è dubbio che è stata la stessa situazione di abbandono assistenziale, procurata dalla mancata tempestiva predisposizione del suddetto strumento programmatorio, a determinare l’esigenza di un intervento sostitutivo” da parte della famiglia imputabile all’inerzia della Pubblica amministrazione”.

Il Comune di Vibo Valentia, insieme a tutti gli altri enti che partecipano all’Ambito Territoriale Sociale, sono da anni alle prese con numerose richieste di predisposizione di Progetti di vita da parte di cittadini con disabilità, ricorda l’avvocato Villella, “registrando fortissimi ritardi nell’organizzazione dei fondi regionali e nazionali, fondi questi peraltro disponibili ed erogabili attraverso gli appositi strumenti di programmazione previsti dal Piano sociale regionale e dal Piano nazionale per le disabilità e l’inclusione. Dalla vicenda ancora una volta emerge amaramente come l’Ente non sia vicino ai cittadini e, in particolare, ai cittadini con disabilità, e che solo grazie alla caparbietà e alla forza di due genitori che non hanno avuto remore a lottare per anni, hanno visto affermati i propri diritti, e prima ancora i diritti del proprio figlio con disabilità, raggiungendo così un importante traguardo e l’affermazione della dignità delle famiglie con differenti necessità”.