La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza con la quale il Tribunale della Libertà di Catanzaro aveva disposto il ripristino degli arresti domiciliari nei confronti del maresciallo Michele Marinaro coinvolto nel procedimento penale “Brooklyn” della Distrettuale antimafia di Catanzaro per un’ipotesi di corruzione in atti giudiziari.

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Le accuse al maresciallo Marinaro

L’inchiesta aveva ipotizzato presunte irregolarità nelle attività di ristrutturazione di alcune importanti opere infrastrutturali, in particolare il ponte Bisantis di Catanzaro e la strada statale 280 "dei Due Mari", arteria di collegamento tra il capoluogo e la città di Lamezia Terme. Marinaro, difeso dagli avvocati Aldo Ferraro e Vincenzo Galeota, era stato accusato di corruzione in atti giudiziari poiché nella sua funzione di ispettore della Guardia di finanza - dapprima in servizio nella Direzione distrettuale antimafia e poi impiegato nella Presidenza del Consiglio dei ministri - avrebbe rivelato ad Eugenio Sgromo informazioni coperte da segreto istruttorio in cambio di utilità e avrebbe anche indirizzato le indagini in maniera favorevole ai due fratelli imprenditori.

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Il Tribunale collegiale di Catanzaro, davanti al quale si sta celebrando il processo con rito ordinario nei confronti del mar. Michele Marinaro ed altri imputati, il 19 gennaio scorso aveva infatti disposto la  revoca degli arresti domiciliari cui il militare era sottoposto da oltre 8 mesi. Tale decisione era stata però impugnata dalla Procura di Catanzaro, che sosteneva la erroneità di quella revoca, trattandosi di un fatto estremamente grave che meritava il ripristino degli arresti domiciliari.  Il Tribunale della Libertà di Catanzaro, con ordinanza del 18 maggio 2023, aveva accolto l’impugnazione del pm, disponendo il ripristino degli arresti domiciliari. Da qui il ricorso in cassazione.

Con la decisione di ieri – informano i legali- la Sesta sezione della Corte di Cassazione ha posto la parola fine alla possibilità che il maresciallo Marinaro possa nuovamente essere sottoposto a misura cautelare per questi fatti. Non verrà richiesta neanche la celebrazione di un nuovo giudizio davanti al Tribunale della libertà.