Arrivano altre venticinque richieste di rinvio a giudizio nell’ambito della terza tranche denominata Catanzaropoli. Quella relativa ad appalti affidati senza indire una gara pubblica, (al diavolo qualsiasi valutazione di merito) per favorire l’amico dell’assessore o del consigliere di turno. Soldi per agevolare trasversalmente i parenti di amministratori che per ottenerli usano lo strumento estorsivo con tanto di minacce di morte, occhi chiusi sulle irregolarità edilizie in alcuni locali commerciali, nessuna sanzione, nessuna penale. A Palazzo De Nobili, tutto ruota intorno a pochi eletti che si accaparrano i gazebi per la Notte piccante, il progetto di recupero delle scuole del centro e tanto altro. Sotto inchiesta consiglieri, assessori, dipendenti comunali, professionisti, titolati di alcuni esercizi commerciali , vigili urbani e agenti di spettacoli. Sotto accusa Massimo Lomonaco (assessore al Personale), Stefania Lo Giudice (assessore alla Pubblica istruzione), Roberto Politi (dipendente del Comune), Giuseppe Cardamone (direttore dell’area tecnica del Comune), Rosaria Paola Barbuto (architetto), Carolina Ritrovato(dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune di Catanzaro), Salvatore Sangiuliano e Maurizio Rafele agenti di cultura e spettacolo, Francesco Leone (consigliere comunale), Rita Cavallaro (assessore al Turismo), Francesco Eugenio Giovanni Lorenzo (fornitore), Anna Scutieri( vigile), Patrizia Verdooliva(vigile), Salvatore Tarantino (maggiore), Giuseppe Antonio Salerno(comandante del corpo della polizia municipale), Domenico Tallini (consigliere comunale), Carlo Nisticò (consigliere comunale), Raffaele Luigi Riso (colonnello, medico militare), Salvatore Megna (titolare esercizio commerciale a Lido), Luciano Paparazzo, Pietro Folino (architetto), Gianmarco Plastino (architetto), Salvatore Mauro (titolare di un esercizio commerciale), Giuseppe Curcio (vigile), Emilia Laureana (vigile). Stralciata la posizione di Giovanni Merante(assessore alle attività produttive). Le accuse, contestate dalla titolare del fascicolo vanno a vario titolo dal peculato, all’induzione indebita a dare e promettere utilità, alla truffa, all’abuso di ufficio. E ancora turbata libertà degli incanti, favoreggiamento personale, estorsione, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico o dai pubblici ufficiali in certificati e autorizzazioni amministrative, falsità in registri e notificazioni. Adesso la parola passerà al gip, che una volta fissata l’udienza preliminare deciderà se accogliere le richieste di mandare a processo gli indagati.

 

Gabriella Passariello

 

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