Appalti truccati, corruzione, estorsioni, reati comuni. Ma non mafia. E così, a 952 giorni dal loro arresto (datato 11 dicembre 2014), i due imputati calabresi Rocco Rotolo (difeso dagli avvocati Davide Vigna e Roberta Giannini) e Salvatore Ruggiero (difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Alessandro De Federiicis) sono stati assolti dall’accusa di aver partecipato all’associazione ipotizzata dalla Procura di Roma, capeggiata da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, la cui qualificazione mafiosa è stata esclusa dalla decima sezione collegiale del Tribunale di Roma.

 

I due, all’epoca dei fatti impiegati nelle cooperative sociali coinvolte nell’inchiesta con mansioni di operai, erano stati arrestati nella seconda ordinanza, emessa a seguito della prima tranche di arresti eccellenti, con l’accusa di aver partecipato al reato associativo di stampo mafioso mediando presunti rapporti tra la compagine romana e le cosche di ‘ndrangheta calabresi. Accolte quindi le tesi difensive che miravano a dimostrare l’assoluta estraneità dei due imputati da contesti di criminalità organizzata meridionale e l’assenza di riscontri certi in ordine al contenuto di intercettazioni telefoniche poco chiare; e ciò pur a fronte dell’iniziale conferma in sede cautelare dei provvedimenti restrittivi da parte del Tribunale del Riesame di Roma prima della Cassazione nel prosieguo. Disposta pertanto l’immediata liberazione dei due imputati, che hanno affrontato l’intero processo con rito ordinario in custodia cautelare carceraria e per i quali la Procura di Roma aveva chiesto la condanna ad anni 16 ciascuno.