Ha il volto stanco e segnato Aboubakar Soumahoro nel video postato su Facebook poche ore fa. Le sue parole arrivano da Bamako, in Mali, dove il sindacalista che da anni si batte per i diritti dei braccianti africani nella Piana di Gioia Tauro, aspetta insieme ai familiari di Soumaila Sacko, l’arrivo della salma del giovane ucciso a San Calogero il 2 giugno scorso. Sono parole cariche di emozione quelle di Aboubakar. Parla di fratellanza, umanità e voglia di giustizia sociale. Racconta dell’incontro avvenuto durante lo scalo a Parigi con uno zio di Soumaila Sacko, che fra le lacrime lo ha pregato di non mollare, di portare avanti la battaglia del nipote, dalla parte degli ultimi. Per dare voce a chi è costretto al silenzio.

 

La salma di Soumaila Sacko, partita lunedì pomeriggio da Lamezia, si trova ora a Roma. A salutarlo, per il suo ultimo tratto di viaggio, una trentina di persone, riunite su iniziativa dell'Unione Sindacale di Base. L’aereo sul quale viaggia il feretro di Sacko partirà alle 19.25 davanti al Terminal 3 dell'aeroporto di Fiumicino, destinazione Addis Abeba e poi Bamako, capitale del Mali, dove lo attendono i familiari e una delegazione usb guidata da Aboubakar Soumahoro.

 

Era solo un ragazzo Soumaila Sacko, ma aveva attraversato i rovi di infinite difficoltà. 29 anni appena, padre e marito, arrivato in Italia su un barcone, costretto, oggi, a un lungo viaggio nell’abbraccio asfissiante di quattro assi di legno per aver “rubato” delle lamiere da un’ex fornace abbandonata. Doveva tornare a casa con le sue gambe il giovane Soumaila. Sollevare sua figlia con la consapevolezza di aver trovato in Italia, in Calabria, per lei, un futuro migliore. Con i suoi sogni, con il suo futuro, è morta una parte del nostro presente.