A una prima lettura sembrerebbe quasi un flusso di pensieri senza un senso preciso, eppure non lo è. Si tratta invece della strategia del ministro dell’Interno contro l’ultimo dei nemici. Dopo gli immigrati e i rom, a preoccupare Matteo Salvini per le sorti dell’estate appena sbocciata sono i venditori ambulanti. Il meccanismo per liberare le spiagge dai “disturbatori” di bagnanti sarebbe quello di usare i soldi confiscati alle mafie per pagare gli straordinari ai vigili urbani che dovranno impedire la vendita non autorizzata e cacciare materialmente gli ambulanti. La novità è stata illustrata al Viminale nell’ambito dell’iniziativa denominata “Spiagge sicure”. Il documento viene presentato ogni estate e inviato ai prefetti e alle forze di polizia.

 

La motivazione per il giro di vite sugli ambulanti sarebbe quella di dare una stretta alle attività che gestiscono la contraffazione. A dire il vero, dal punto di vista dei numeri il ministro si è tenuto molto sul vago. Ha parlato di “alcuni milioni di euro” che arriveranno dal Fondo unico Giustizia, non si sa bene dove né quando, né a chi sarà rivolto e quanti saranno gli agenti interessati dall’iniziativa. L’altra variante riguarda un provvedimento già esistente, varato dal governo Gentiloni,  vale a dire il “daspo urbano”. Consiste nel vietare a un dato soggetto che si è reso autore di infrazioni di qualche tipo, di entrare nell’area dove si è verificato il fatto. La variante che il ministro vorrebbe applicare è quella di poter estendere il daspo anche agli ambulanti, in modo da tenerli lontani dalle località turistiche che- a sue dire- sarebbero “infestate da abusivi”. Come avveniva a Milano, città tanto cara al ministro, durante la peste del 1360, quando, per precauzione, i poveri venivano portati fuori dalla città affinché non turbassero gli animi e il decoro dei signori.