Lacrime e commozione in riva allo Stretto per i funerali di Antonino Candido, il vigile del fuoco morto in Piemonte insieme ad altri suoi due colleghi nell’esplosione dolosa di una cascina. «Una morte che sa di eroismo e di offerta di vita per la sicurezza degli altri».  L’arcivescovo di Reggio Calabria Giuseppe Fiorini Morosini ha voluto descrivere così, in un’affollata cattedrale, l’amore che Nino nutriva per il suo lavoro. «Come ogni vigile del fuoco sa ogni volta che esce dalla caserma a sirene spiegate, anche Nino sapeva di andare incontro ad un pericolo che gli sarebbe potuto costare la vita – ha detto Morosini – ma usciva ugualmente perché l’amore per la divisa dei vigili del fuoco, ereditata dal padre era qualcosa di più grande della sua morte».

Un pensiero per la famiglia

Quindi un pensiero rivolto ai familiari della vittima. «Sappiamo che questo sentimento non vi restituirà la sua vita, ma vi rimarrà il ricordo dell’offerta di vita che lui ha fatto per la vita dei cittadini. E questo nell’abisso del dolore in cui vivete vi deve dare grande forza e serenità. La sua lapide al cimitero sarà indicata ai ragazzi come l’esempio di un giovane posto come ideale, che darà a loro la forza di denunciare». Una tragedia, quella dei tre pompieri, che ha sconvolto l’intera nazione che, come spesso accade in questi casi, si è riscoperta unita.

Il rogo doloso, un «gesto insensato»

Dall’arcivescovo reggino anche una riflessione alla luce delle novità emerse dalle indagini che hanno portato al fermo di un uomo accusato di omicidio plurimo volontario. «Un gesto insensato e senza giustificazioni – ha tuonato Morosini – L’egoismo va combattuto, la società deve rispettare i valori cristiani sui quali è fondata, come il servizio, il sacrificio, l’accoglienza e la condivisione. La cultura consumistica sta lentamente distruggendo tutto questo, nella logica del possesso ad ogni costo raggiunto con la frode, l’inganno e attraverso la morte di innocenti».

 

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