Per oltre vent’anni è stato a capo della stazione ferroviaria più alta d’Italia, in Sila. È morto dopo una lunga malattia
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L’ultimo capostazione delle Ferrovie Calabro-Lucane se n’è andato. Pantaleone Caligiuri è stato un ferroviere molto conosciuto e apprezzato. Proveniva da una famiglia di ferrovieri: il padre era cantoniere e la mamma guardia barriera.
Ha iniziato il lavoro in ferrovia nel 1964. Nell’aprile del 1977 ha cominciato il servizio di capostazione nell’importante stazione di S. Nicola-Silvana Mansio, a quota 1405 m s.l.m., la stazione più alta d'Italia a scartamento ridotto. Siamo nel cuore del Parco Nazionale della Sila, tra i villaggi turistici di Lorica e Camigliatello, fra il Lago Arvo e il Cecita. Ma siamo anche nel posto più freddo della Sila. Ed è proprio qui che Pantaleone Caligiuri ha prestato servizio da capostazione, vivendo negli alloggi delle Ferrovie con la famiglia, nei lunghi e gelidi inverni, quando un tempo questi posti erano veramente invivibili. Lui è sempre stato al suo posto, garantendo il regolare servizio di collegamento tra San Giovanni in Fiore e Cosenza, così come pure le coincidenze, perché era qui che incrociavano la ‘littorina’ che proveniva da Cosenza con quella che proveniva da San Giovanni in Fiore. La storica Breda era per tanti villaggi interni della Sila, l’unico mezzo di collegamento con i comuni della fascia pre silana e con la città capoluogo di provincia.
Pantaleone è stato per molti anni un ferroviere sempre attento e preciso, un custode severo di una stazione ferroviaria di particolare importanza.
Una volta in pensione, è rimasto sul posto ed ha avuto la soddisfazione di rivedere la storica locomotiva a vapore 353 in servizio turistico. Infatti Il tratto Moccone-S. Nicola Silvana Mansio è stato ripristinato per la circolazione di treni turistici.
Per lui era una gioia rivedere la sua stazione nuovamente operativa. Qui nel frattempo, proprio per iniziativa sua e della figlia Angela, è sorto un servizio di ristorazione con cucina tipica, all’interno di un convoglio di vecchie Breda in disuso. E con il tempo è diventato un’attrattiva turistica fra le più conosciute e apprezzate dell’Altopiano Silano.
Negli ultimi anni ha sofferto, la salute non era più buona, ma era felice nel vedere ogni sabato e domenica arrivare la vecchia locomotiva a valorizzare con il convoglio d’epoca. Una gioia per lui che attendeva il convoglio ad un angolo della stazione, ormai stanco e malato.
Questi erano i ferrovieri di un tempo, quelli che hanno sofferto molto, soprattutto in montagna, per la neve e per il gelo, garantendo sempre e comunque la partenza e l’arrivo del treno. Un servizio importantissimo che negli anni ‘50 ha permesso all’altopiano della Sila di uscire da uno storico isolamento, pressoché totale, considerato che allora in Sila gli inverni duravano da novembre a maggio. Con la ferrovia calabro lucana cominciò una nuova era. E grazie anche allo sforzo di una generazione di ferrovieri coraggiosi come Pantaleone Caligiuri, un’intera area ha cominciato a vivere, a crescere e a svilupparsi.