È di Polia il calzolaio di via dei Latini a San Lorenzo a Roma, che l’edizione romana di Repubblica riporta sulla pagina dell’8 agosto, riprendendo un articolo pubblicato dalla testata Adnkronos il 22 luglio di quest’anno. Il calzolaio, originario del piccolo centro dell’entroterra vibonese, anche se Repubblica cita Pizzo come suo paese d’origine, senza apprendisti, che “stanco di aspettarli, chiude bottega", ha 72 anni ed ha aperto bottega nel quartiere storico di Roma nell’83. «Avrei voluto poter insegnare il mestiere a qualcuno, ma non ho trovato nessuno che volesse imparare.

Con la buona volontà e un po’ d'occhio, quello che come si dice, si usa per rubare il mestiere, sarebbero bastati 4-5 mesi per apprendere le basi: rifare un tacco, lucidare o allargare una scarpa» dice il 72enne con una punta d'amarezza al giornalista che l’ha intervistato. «Ho anche messo l'annuncio sul giornale. Nulla, non ha risposto nessuno - aggiunge, parlando con l'Adnkronos -. Come me lo spiego? Penso che i giovani d'oggi non sognino di fare il calzolaio. Per me, invece, è il lavoro più bello che ci sia». I guadagni? «Sono sincero, uno con un po' di sacrifici una famiglia la manda avanti».


Vincenzo, originario di Polia vicino a Pizzo Calabro, ha iniziato ad andare a bottega che era un bambino. «Avevo 7 anni quando ho cominciato e non ho più smesso. Per me era un'arte e una passione, non un lavoro». Nel quartiere di San Lorenzo il calzolaio Vincenzo è conosciuto e apprezzato da tutti ed i residenti, incontrandolo, gli chiedono e si chiedono come mai nessun ragazzo, e perché no, anche ragazza, abbia voluto imparare un onesto mestiere che era là, bello e pronto, di questi tempi, più che in altri, in cui il lavoro bisogna inventarselo.