«Come sindaco di Riace o componente del Consiglio comunale, è attuale e concreto il pericolo che Domenico Lucano possa ripetere reati della stessa specie di quelli già compiuti». Lo sostiene il tribunale del Riesame di Reggio Calabria nelle motivazioni della decisione con cui ha confermato, rigettando il ricorso proposto dai difensori, il divieto di dimora a Riace per Domenico Lucano, arrestato nell'ottobre scorso nell'ambito dell'operazione "Xenia" all'epoca in cui era sindaco del centro della Locride, carica dalla quale è stato successivamente sospeso.

 

Per Lucano, rinviato a giudizio, il processo inizierà a Locri il prossimo 11 giugno. Per quanto concerne le esigenze cautelari connesse all'inchiesta, i giudici del Riesame sostengono che Lucano «si muove ed agisce nel Comune di Riace con disinvoltura e abilità sorprendenti, raggiungendo scopi che persegue in spregio assoluto della leggeLo ha fatto - si legge ancora nelle motivazioni della decisione del Tribunale del riesame - allorquando ha deciso a tutti i costi di ottenere l'affidamento diretto del servizio pubblico di raccolta di rifiuti a due cooperative del tutto non legittimate, seguendo passo passo il loro percorso di finta legittimazione ed impegnandosi in prima persona per costruire una vera e propria tela di ragno tanto da trarre in inganno funzionari tecnici ed organi collegiali dell'Ente pubblico. Lo ha fatto - scrivono ancora i giudici - falsificando carte di identità nella sua qualità di capo dell'Ufficio anagrafe e dello Stato civile ed imponendo alla segretaria comunale il rilascio di documenti assolutamente falsi».