Il togato cosentino continua a ottenere pronunciamenti favorevoli. Questa volta il giudizio positivo arriva dall'organo di controllo della magistratura italiana rispetto alla vicenda giudiziaria che lo ho visto coinvolto (e assolto due volte) a Salerno
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Vincenzo Luberto, ex procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, non ha mai appannato l'immagine del magistrato. È quanto ha espresso il collegio dei probiviri dell'Associazione Nazionale Magistrati (Anm), l'organo di controllo della magistratura italiana chiamato a valutare le condotte del singolo magistrato rispetto alla responsabilità deontologica che i togati sono obbligati a rispettare.
Il procedimento disciplinare nasce dall'indagine della procura di Salerno sul presunto caso di corruzione e favoreggiamento tra Luberto e l'ex parlamentare del Pd Ferdinando Aiello. Le due sentenze di merito, la prima del gup di Salerno e la seconda della Corte d'Appello di Salerno, hanno messo una pietra tombale su una vicenda che faceva acqua da tutte le parti. Le due assoluzioni hanno evidenziato in realtà che l'allora procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto non favorì Ferdinando Aiello. Secondo l'accusa il politico non fu iscritto appositamente nel registro degli indagati nell'ambito di un procedimento penale riguardante la zona della Sibaritide. Ma i processi hanno dimostrato ben altro.
Le motivazioni della Corte d'Appello di Salerno hanno permesso inoltre alla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura di rivalutare il quadro cautelare annullando il trasferimento di Luberto a Potenza, dove inizialmente svolgeva le funzioni di giudice civile, e poi quello a Reggio Calabria, oggi luogo di lavoro del togato cosentino in quanto presta servizio presso la procura generale della città reggina.
Il collegio dei probiviri, presieduto dal presidente Antonella Di Florio, magistrato in quiescienza, già consigliere presso la Corte di Cassazione, non ha avuto dubbi emettendo una decisione che ha valutato le presunte violazioni addebitate al magistrato circa i rapporti con Aiello. Luberto, tra le altre cose, avrebbe potuto evitare codesto giudizio dimettendosi dall'Associazione Nazionale Magistrati che, ad oggi, conta il 96% dei togati italiani, ma ha ritenuto di dover affrontare pure questo procedimento ribadendo la sua innocenza, cosa che ha sempre fatto nei processi in cui "rivestiva" il ruolo di imputato o incolpato.
Il parere sul proscioglimento di Vincenzo Luberto è vincolante e pertanto si attende la ratifica del Comitato direttivo centrale dell'Associazione Nazionale Magistrati rispetto alla decisione assunta dai probiviri. In definitiva, il codice etico è stato rispettato e l'immagine del magistrato non è mai stata minata dal magistrato. Un comportamento deontologicamente corretto che è stato sottolineato in maniera perentoria, mediante il dispositivo, dai togati dell'Anm.
Luberto, dopo aver superato questa fase ostica, ha presentato domanda per gli uffici direttivi di Crotone, Paola, Catanzaro e Cosenza, candidandosi per il ruolo di procuratore capo. Sul punto si esprimerà la quinta commissione di Palazzo Bachelet.