Al fianco dei lavoratori, certo, ma per nulla disposti a fare i kamikaze rischiando cause milionarie che possono determinare il fallimento dei loro Comuni. Dodici sindaci della Piani di Gioia Tauro scrivono al Capo dello Stato Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e al ministro degli Interni Marco Minniti, affinché si prodighino per quello che definiscono «un intervento risolutivo in merito alla complessa e delicata problematica relativa al rinnovo del contratto degli ex Lsu e Lpu».

 

La questione tiene banco da 48 ore in tutta la Calabria e riguarda il rinnovo per il 2018 dei contratti dei circa 4.800 lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità impegnati nelle amministrazioni comunali. Una proroga che ha piena copertura finanziaria grazie agli stanziamenti statali e regionali finalizzati proprio a questo scopo, ma che si scontra con le norme nazionali in materia di precariato nella Pa, con il rischio di una pioggia di contenziosi per i Comuni che dovessero impiegare lavoratori con più di tre anni di contratti a tempo determinato alle spalle.

 

I primi cittadini di Rosarno, Cittanova, Galatro, San Giorgio Morgeto, Cinquefrondi, Melicucco, San Ferdinando, Seminara, Varapodio, Molochio, Scido, Cosoleto, riuniti in assemblea permanente nel Comune di Rosarno, ammettono di aver riscontrato «una serie di criticità che, alla luce della normativa vigente, parrebbe non consentano l’automatica proroga dei contratti». Da qui l’appello, rivolto anche al prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari e al governatore Mario Oliverio.

 

«Chiediamo - scrivono i sindaci - un intervento autorevole che possa dirimere definitivamente la questione a favore dei lavoratori che grazie alle loro prestazioni ed alle loro professionalità garantiscono l’erogazione dei servizi essenziali, i quali dal 2 gennaio 2018, verosimilmente, potrebbero venire meno comportando l’interruzione di pubblici servizi. Si tratta di una problematica seria ed impellente che necessita immediata risposta, in quanto non è possibile che le più alte Istituzioni dello Stato si girino dall’altra parte esponendo da un lato i Comuni a concreti rischi di violazioni erariali e di bilancio, ma soprattutto abbandonando lavoratori che da anni consentono l’efficienza dei nostri Comuni».

 

Nella missiva, i primi cittadini segnalano che «sono in corso in diversi Comuni occupazioni pacifiche da parte dei lavoratori esasperati ed in attesa di risposte e sino a quando queste non verranno fornite si continuerà nella protesta, condivisa e sposata in pieno dalle Amministrazioni».
Una posizione di “lotta e di governo” che solo in apparenza è contraddittoria, perché se da una lato i sindaci sono sinceramente intenzionati a prorogare i contratti, anche per continuare a sopperire così alle carenze di organico che riguardano più o meno tutti i comuni calabresi, dall’altro esistono fondate riserve sul rinnovo indiscriminato dei rapporti di lavoro, soprattutto nei confronti degli Lsu e Lpu con più di 3 anni di lavoro precario alle spalle, limite oltre il quale - in base alla riforma Maida – si matura una sorta di diritto al risarcimento da parte del lavoratore precario. Uno spauracchio che a suo tempo fu inserito nella riforma proprio con l’obiettivo di limitare il ricorso al precariato nella Pa e che ora sta esprimendo tutta la sua forza deterrente.

 

«Esprimiamo dunque solidarietà nei confronti dei lavoratori - concludono i sindaci - che stanno vivendo un dramma in giorni che dovrebbero essere di festa e serenità è totale. Ciò è dovuto a scelte poco chiare che rischiano seriamente, se non si interviene in maniera decisa, di far perdere il lavoro a migliaia di persone. Come Amministratori ci batteremo in ogni sede per tutelare i nostri lavoratori anche con azioni eclatanti».


Enrico De Girolamo