«Adesso ho un lavoro, una casa, ho cambiato stile di vita e sono ‘pulito’, non faccio più uso di droghe. Ora mi sento tranquillo e libero».

Si sente finalmente libero Mario, lo chiamiamo così, con un nome di fantasia. Da tempo è uscito da quell’inferno che si chiama droga. Ha iniziato da piccolo con gli amici, per sentirsi uomo, ma nel giro di poco tempo è diventato parte di qualcosa di più grande di lui. Dal carcere, però, una possibilità di rinascita: un percorso di recupero nel Centro calabrese di solidarietà. Oggi Mario è un graduato. Un titolo che il centro assegna agli ospiti che dopo anni di impegno sono riusciti a riprendere in mano la loro vita. A ricevere il riconoscimento, anche altri 7 ospiti del centro in occasione della Giornata internazionale contro le droghe.

 

«In questo centro ho trovato quello che mi mancava – ha raccontato Mario – perché loro ci hanno creduto prima di me. E a chi sta vivendo quello che ho vissuto io, voglio dire di fermarsi e chiedere aiuto, perché da soli non possiamo farcela». 

 

Come ha spiegato la direttrice della comunità del Centro calabrese di solidarietà, Giorgia Ritrovato, «con lotta alla droga non si intende solo la dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti, ma tutte le forme di dipendenze patologiche, tra le quali il gioco d’azzardo».      

La storia di Franco

Le dipendenze sia da sostanze che comportamentali sono diverse, ma quella della ludopatia è un fenomeno ormai dilagante e spesso difficile da capire in tempo. Lo sa bene Franco, anche questo è un nome di fantasia, che solo grazie al coraggio e alla tenacia di sua madre, può dire oggi di esserne uscito. 

 

«Come mi arrivava lo stipendio – ha detto Franco – andavo al bar e mi giocavo tutto. Poi ho cominciato a prendere di nascosto soldi in famiglia e a chiederne anche ad amici, parenti. Così facendo mi sono riempito di debiti e per risanarli pensavo che l’unico modo fosse quello di continuare a giocare, perché sicuro di vincere e perché ogni volta pensi che poi sarà l’ultima volta, ma non è così».   

La ludopatia tra gli adolescenti

«Credo che l’età media dei giocatori d’azzardo si stia abbassando molto – ha spiegato ancora Franco – perché iniziano già da piccoli anche con le scommesse online. Chiedo ai genitori di stare molto attenti ai figli e di controllarli se notano comportamenti strani. Io mi sono salvato grazie a mia madre che si è fatta forza e ha chiesto aiuto».

L'amore della madre

«Io me ne ero accorta molto tempo – ha raccontato la madre di Franco -, infatti gli chiedevo sempre se aveva giocato e lui negava sempre. Ho affrontato la questione anche in famiglia, ma tutti mi dicevano che non era possibile, ma io sapevo che qualcosa non andava. Mi diceva bugie e quando lo guardavo negli occhi, lui distoglieva lo sguardo. Un giorno, dalla disperazione, ho cercato su internet una comunità ed ho trovato questo centro ed è stata la nostra salvezza, ho trovato una famiglia».

 

E poi l’appello: «Anche se voi negate che vostro figlio o un vostro familiare – ha detto ancora la signora – possa fare qualcosa del genere, affrontate la situazione, non vi nascondete. Io ho lottato con le unghie e con i denti e adesso sono felice perché adesso è fuori».

 

La rivista L'Approdo

Nel corso della cerimonia è stata presentata la rivista del Centro calabrese di Solidarietà "L'Approdo" coordinata dal giornalista Oldani Mesoraca e nata da un'idea della presidente del Centro Isolina Mantelli e da Don Antonio Scicchitano. All'interno, le storie di alcuni ospiti che hanno concluso il percorso o che, con grande sacrificio e impegno, stanno ancora lottando contro il "demone". Non a caso, la scelta del nome della rivista "L'Approdo": «Si vuole dimostrare - ha spiegato Mesoraca - che se si vuole, se si trova la forza, in alcuni momenti della propria vita, di fermarsi, di riflettere, di mettere un punto e voltare pagina, si può vincere la scommessa».