«Il dramma umano e personale del giovane docente che nella mattinata di lunedì 31 gennaio si è dato fuoco davanti alla caserma dei carabinieri di Rende ha spinto alcune testate giornalistiche (soprattutto on line ma non solo) a pubblicare foto e video riproducenti il 33enne avvinto e dilaniato dalle fiamme in preda ad una indicibile sofferenza. Immagini assai crude che certamente non aggiungevano e aggiungono alcun elemento alla essenzialità e alla completezza della notizia ma che possono invece apparire figlie di una ricerca del “sensazionale” finalizzato, più che a fornire informazioni, a raccogliere click e contatti sul web».

È quanto si legge in una nota dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria che «intende nell’occasione - è scritto ancora -  ricordare a tutti gli iscritti come il lavoro del giornalista debba raccordarsi quotidianamente, per obbligo deontologico, non solo alla verità dei fatti e alla seria verifica dei fatti stessi, ma anche alla tutela della dignità delle persone, “salvo che si ravvisi la rilevanza sociale dell’immagine” (art. 8 dell’allegato 1 del Testo unico dei doveri del giornalista)».

A questo obbligo deontologico, continua l'Ordine, «dovrebbe anche legarsi una sensibilità personale e professionale che tenga conto del dramma umano (da qualunque motivo originato nel caso del docente di Rende) sotteso alla volontà di togliersi la vita e del pedissequo dramma familiare che inevitabilmente un fatto così devastante determina».

L’Ordine dei Giornalisti della Calabria richiama pertanto tutti i propri iscritti «al rispetto di questi valori; valori - si sottolinea - che connotano il lavoro dei giornalisti in quanto professionisti dell’informazione che svolgono una importante e nobile funzione e che devono pertanto essere capaci di distinguersi e di elevarsi rispetto alla jungla di notizie e di immagini spesso impunemente circolanti sul web».