Era un biologo Matteo Vinci, il 42enne ucciso in un agguato a Limbadi, nel vibonese, il 9 aprile 2018. Un giovane professionista che l’ordine dei biologi calabresi ha voluto ricordare in occasione dell’inaugurazione della nuova sede a Catanzaro lido, intitolando proprio a Matteo una borsa di studio del valore di 10 mila euro consegnata alla biologa crotonese Giovanna Basile per mano dei suoi genitori, Sara Scarpulla e Francesco Antonio Vinci, in un clima di profonda commozione. «Matteo è uno di loro e i dottori biologi lo hanno riconosciuto come tale. E’ bellissimo che abbia il rispetto dovuto - è stato il commento di mamma Sara -. Lui aveva intrapreso altri studi ovvero giurisprudenza – ha raccontato – ma dopo un anno è venuto a casa e ha detto “non posso continuare e diventare avvocato perché non sarei capace a difendere con la menzogna quindi lavorerei poco perché la verità nelle persone è rara”. Con questa idea ha lasciato e dopo tanti anni ha deciso di dedicarsi alla biologia».

Ricordando Matteo

«Abbiamo onorato Matteo Vinci perché riteniamo che nessuno si possa sottrarre dal testimoniare la lotta alla malavita che, come i prodotti nocivi, inquina ed intossica le società meridionali – ha spiegato il presidente nazionale dell’Ordine Vincenzo D’Anna, già senatore della Repubblica, affiancato dal consigliere nazionale Franco Scicchitano -. Il prossimo anno le borse di studio saranno tre e saranno sempre dedicate a Matteo. Quella che inauguriamo oggi per il momento è sede della delegazione calabrese dell’ordine nazionale dei biologi ma da qui al 2020, con il transito dei biologi nelle professioni sanitarie, diventerà sede dell’ordine autonomo dei biologi calabresi». «Cercheremo di portare in alto il nome di Matteo proprio perché lui si è dedicato all’agricoltura, al suo terreno – ha aggiunto la biologa Giovanna Basile, vincitrice della borsa di studio -. Il progetto prevede proprio questo: andare a valorizzare i prodotti locali che vengono coltivati qui in Calabria e combattere l’inquinamento».

«La Regione si costituisca parte civile»

Tra i presenti alla cerimonia anche il prefetto di Catanzaro Francesca Ferrandino e il consigliere regionale Arturo Bova, presidente della commissione antindrangheta, indignato per la mancata costituzione di parte civile della Regione Calabria nel processo a carico dei presunti assassini di Matteo, appartenenti al clan Mancuso, apertosi dinanzi la corte di assise di Catanzaro. «Non costituirsi parte civile è la cosa più brutta che si potesse fare. Voglio pensare che ci sia stata una dimenticanza ma non è giustificabile, non può essere dimenticato il processo di Matteo Vinci. Confido nel fatto che, poiché il processo è stato rinviato e ancora si fa in tempo, la Regione Calabria si costituirà alla prossima udienza. Non basta partecipare alle sfilate e prendere in mano le bandiere. La lotta alla mafia la si fa con questo ma non basta. Bisogna stare vicino ad una mamma coraggio e ad un papà che ancora porta i segni dell’attentato».