Giancarlo Nicotera, esponente di Patto Sociale denuncia come la grande opera pubblica sia incompiuta dal 1969 e un uomo ne impedisca l’entrata con minacce lasciando passare invece camion
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A Lamezia Terme, a Sant’Eufemia, esiste ancora oggi una delle più grandi opere incompiute della regione: la raffineria dell’olio più grande della Calabria. A denunciarlo è l’esponente di Patto Sociale Giancarlo Nicotera che denuncia come «nonostante i miliardi spesi a scapito dell’Unione Europea, l’opera giaccia lì, preda di furti, nonché teatro di reati ambientali ai danni della collettività».
«Doveva divenire la più importante raffineria di olio d’oliva della Calabria a sostegno dello sviluppo agricolo e rurale, con macchinari assai innovativi, con diversi edifici e con un binario che portava direttamente alla stazione centrale. Nulla di tutto questo è avvenuto – denuncia Nicotera - nonostante anche un investimento di nove miliardi di vecchie lire di fondi europei e nazionali».
«E’ passata nel tempo dal ministero dell’Agricoltura all’Opera Sila all’Esac, all’Arssa, ed in tempi più recenti all’Apor e poi ancora ad altre associazioni olivicole. Non è mai entrata in funzione – continua - Ora però tutto ciò giace lì preda di appetiti delinquenziali e soggetti che hanno chiuso la stessa entrata con pneumatici e pali. Una zona, quindi, considerata per alcuni “off limits”.
«Nei giorni scorsi, al fine di appurare le condizioni di tale opera, mi ero recato in Contrada Bellafemmina di Sant’Eufemia. Purtroppo, non ho potuto proseguire in tale sopralluogo esterno in quanto un soggetto, ritengo di etnia rom, mi ha impedito il passaggio con fare agitato e con una zappa in mano e mi ha intimato di tornare indietro. In tali frangenti - aggiunge Nicotera- ho avuto però modo di vedere che arrivavano, in ordine, un grosso camion cabinato ed un Fiorino ai quali il detto soggetto permetteva di transitare ed entrare in tale area. In tali mezzi notavo diversi cittadini di etnia rom o slava».
«Non potendo proseguire a seguito dell'ostruzione fisica del soggetto e del comportamento violento dello stesso, sono stato costretto ad andare via. Ovviamente nella giornata di ieri ho presentato precipua denuncia per tali fatti e tali contesti presso la Caserma dei Carabinieri di Lamezia Terme Scalo, chiedendo che vengano effettuate precipue indagini al fine di tutelare la salute pubblica degli abitanti del luogo in merito al presunto possibile smaltimento e traffico di rifiuti speciali, nonché per la presenza di possibile discariche ed i connessi danni ambientali. Detti potenziali pericoli, sono ancora più insidiosi anche alla luce dell’esistenza nell’area di un corso d’acqua».
«Un calvario che per detta area si protrae dal lontano 1969. A distanza di 50 anni solo macerie, pericoli ambientali, possibili danni alla salute, zone franche dove la consumazione di reati è all’ordine del giorno. Tutto ciò nell’area più baricentrica della regione. Fino a quando - conclude l’esponente di Patto Sociale - la collettività lametina e calabrese saranno costrette a subire tutto ciò?»