VIDEO|I lavoratori che nel mondo dei grandi eventi sono fermi da oltre un anno lanciano un appello: «L'economia in Calabria va avanti anche grazie a noi»
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Hanno voglia di ripartire, ma in sicurezza e nel rispetto delle regole. Sono gli operatori del settore wedding della Locride, fermi da oltre un anno a causa della pandemia. Un comparto che probabilmente più di altri ha patito lo stop forzato e la crisi economica, aspettando ancora un aiuto dallo Stato.
L'appello
«Siamo fermi da metà ottobre – spiega Maurizio Reale – in Calabria e nella Locride la fielira del wedding è molto radicata. In assenza di una vera e propria programmazione preparare le location e le brigate di sala in questo momento diventa difficoltoso. La cosa grave – osserva l’imprenditore - è l’assenza di ristori perché in base ai codici Ateco le strutture hanno contributi irrisori rispetto alle perdite».
L'incertezza
Con il coprifuoco spostato di un’ora e che a giugno potrebbe definitivamente essere abolito ancora, "green pass" a parte, per i wedding planners non sono chiare le linee guida su banchetti e matrimoni. «Siamo stanchi di rimandare ogni evento – evidenzia Maria Raschellà – stanchi di non riuscire a dare risposte certe e sicure ai nostri clienti. Ci siamo uniti per muovere il braccio dello Stato e chiedere di ricordarsi anche di noi, perché l’economia in Italia, soprattutto nella bella stagione, va avanti anche grazie al nostro lavoro».
Il mondo degli eventi
Attorno ai grandi eventi gravitano inoltre diverse professionalità, dai gioiellieri a fotografi passando per i musicisti come Mario, pronto ad imbracciare la sua chitarra ma consapevole che la salute viene prima di tutto. «Fare musica durante un evento non significa creare assembramenti – dice - Abbiamo la possibilità di rispettare le distanze e stiamo lavorando per evitare occasioni di contagio. Il nostro è anche un lavoro stagionale e il periodo propizio per i matrimoni è l’estate. Se noi non riusciamo ad avere questa fetta di anno per lavorare – chiosa - nei giorni a venire saremo costretti a girarci i pollici».