«Non nego che ci sia una somiglianza con l’opera di Meier, ma non devo giustificare nulla del mio operato».
Si è arrabbiato l’architetto Marcello Mazza, segretario dell’Ordine professionale di Cosenza. È lui che ha disegnato nel 2010 il teatro di Locri, costato un milione e mezzo di euro e finalmente inaugurato qualche giorno fa. La somiglianza dell’edificio nuovo di zecca con una famosa chiesa realizzata a Roma in occasione del Giubileo del 2000 dall’archistar statunitense Richard Meier, è imbarazzante. E Mazza non nega di essersi ispirato all’opera del collega newyorkese, che ha disegnato, tra l’altro, anche il Museo di arte contemporanea di Barcellona, il Getty Museum di Los Angeles e il complesso dell’Ara Pacis a Roma.

 

«Ogni progettista si ispira a qualcos’altro - afferma -. Nessuno inventa più niente. Questo però non vuol dire copiare un’opera. Vuol dire solo adottare soluzioni tecniche che si adeguano alle esigenze contingenti».
Nel caso di Locri, l’esigenza era quella di proteggere il piccolo teatro (appena 350 posti) dal passaggio, lì vicino, della linea ferroviaria. Da qui la decisione di ricorrere a una vela di cemento che protegge il corpo centrale dell’edificio «per garantire le caratteristiche acustiche che avrebbe dovuto avere il fabbricato». Una soluzione che, però, richiama l'inconfondibile silhouette della chiesa del Giubileo.

 

«Il progetto è stato ampiamente valutato e poi regolarmente approvato dall’amministrazione comunale, se non gli andava bene qualcosa avrebbero potuto dirlo - taglia corto Mazza -. Invece non c’è stata alcuna obiezione. Che ci possa essere una somiglianza con l’opera di Meier non lo nego, ma sono due cose completamente diverse. In caso contrario vorrebbe dire che siamo stati talmente bravi, dei veri e propri geni, da realizzare con un milione e mezzo di euro quello che Meier ha costruito con 150 milioni».

 

Parla al plurale l’architetto cosentino, a sottolineare che non è stato l’unico progettista del teatro. Ad affiancarlo c’era anche l’ingegnere Antonio Crinò, già noto alle cronache sia per essere il fratello dell’ex senatore Franco Crinò, sia perché coinvolto in un’inchiesta sulla discarica di Casignana dalla quale, però, è uscito assolto.

 

Più avvezzo a trattare con i giornalisti («Ho subito il colpo basso delle Iene - dice - figuriamoci se mi spavento»), Crinò non se la prende affatto se gli fanno notare la somiglianza del teatro con la chiesa. «Vuol dire che abbiamo fatto una cosa bella, e Locri ha bisogno di cose belle - sottolinea -. In qualità di ingegnere mi sono occupato soltanto dei calcoli, il disegno dell’edificio non è mio, ma non ci trovo nulla di male nel fatto che assomigli ad un’opera di Meier».

 

Meno incline a minimizzare è il sindaco Giovanni Calabrese, che prende le distanze da progetto e progettista. «Nemmeno lo conosco - rimarca -. Si tratta di un intervento che risale alla precedente amministrazione, noi abbiamo avuto solo il merito di completare i lavori e inaugurare finalmente la sala, che la città aspettava ormai da troppo tempo. La cosa che non mi spiego, però, è perché si siano ispirati proprio a una chiesa. Una scelta che rende alcuni spazi del teatro davvero poco funzionali».


Enrico De Girolamo

 

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