VIDEO-INTERVISTA | Nell'anniversario dall'atroce omicidio del figlio, mamma Liliana chiede ancora giustizia giustizia: «Voglio individuare i responsabili, chiunque essi siano»
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Un "cold case", un caso irrisolto, avvolto nel mistero da 14 anni. Massimiliano Carbone, imprenditore ucciso a 30 anni sotto casa con un colpo di fucile di rientro da una partita di calcetto, a Locri era conosciuto come un bravo ragazzo e un onesto lavoratore, che ha avuto un figlio da una donna sposata.
Un dolore che non passa e un ricordo sempre vivo per mamma Liliana, che ha scelto ancora una volta la cappella dell’Ospedale di Locri per commemorarlo. Nel manifesto che annuncia il momento di preghiera viene riportata una frase di Sant’Agostino: “Guai a voi, che avete dimenticato la giustizia e la pietà”.
Da quell’ormai lontano 2004 è iniziata la battaglia dei familiari alla ricerca della verità. Una storia, l’ennesima, di giustizia negata ma non dimenticata grazie al coraggio di una donna che non si è mai arresa neppure davanti all’omertà e all’indifferenza di tanti. «Io non so chi abbia ucciso mio figlio – tuona Liliana Carbone – Sono stati i marziani? Voglio che si individuino questi marziani. Lo voglio per la memoria di Massimiliano, per l’eredità umana che ha lasciato e per tutti i figli di Calabria».