«Sto rispondendo ad un imperativo morale, chiedere giustizia e coltivare la memoria di un figlio di 30 anni». A sedici anni dall’omicidio del figlio, Liliana Carbone non si rassegna. Era il 2004 quando Massimiliano venne freddato sotto casa a Locri da un killer ignoto al ritorno da una partita di calcetto con gli amici sotto gli occhi del fratello minore. Ricoverato in ospedale, morì dopo 7 giorni di agonia.

 

Aveva avuto una relazione con una donna sposata, da cui nacque un bambino, oggi ventunenne. Il caso venne archiviato dalla Procura nell’ottobre 2007 per mancanza di indizi e quel delitto oggi rimane ancora senza un colpevole. Ma non per mamma Liliana, maestra elementare in pensione diventata un punto di riferimento nell’antimafia, che chiede verità, affinchè venga dato un nome e un volto all’assassino di suo figlio.

 

Nell’anniversario della scomparsa dell’imprenditore locrese è stata celebrata una messa a Sant’Ilario dello Jonio, officiata da don Giuseppe Zurzolo (accompagnato dal coro Euterpe di Siderno), dal cui pulpito sono partite parole forti contro chi ostacola il percorso sulla strada della giustizia. «Sono tante battaglie – racconta mamma Liliana - di un’infinita guerra cominciata risentendo ogni momento quel colpo di lupara sotto casa. La battaglia è confrontarsi con gli antagonismi dei miserabili, ma non mi preoccupo. Oggi apprezzo la quiete di una comunità che è venuta a pregare e sostenerci».