La scoperta risale ai primi di agosto ma è stata resa nota solo due mesi dopo da Giuseppe Braghò, freelance con la passione per l’archeologia subacquea e autore del ritrovamento durante un’immersione. Spetterà alla Soprintendenza e al Ministero certificare se quel reperto simile a un occhio completo di iride e alette di fissaggio sia riconducibile a uno dei due Bronzi di Riace, rinvenuti più di 50 anni fa sulla spiaggia di Porto Forticchio.

I dettagli del ritrovamento sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato anche l’archeologo subacqueo Francesco Laratta e l’archeologo Antonio Arcudi.

«Da un punto di vista sociologico apre molte discussioni nel mondo accademico – ha espresso Braghò -. Non si tratta di supposizioni, ma di cose tangibili. Se appartiene al bronzo B? Tra i due il candidato più accreditato è il bronzo A, senza escludere la presenza di un terzo bronzo. È una porta che si è aperta, la storia non si è chiusa, e 50 anni non sono così tanti. Il nostro mare è pieno di sorprese».

Tutto il materiale repertato è stato consegnato ai carabinieri. Adesso la palla passa al Ministero che dovrà valutare se disporre altri approfondimenti e un nuovo sopralluogo. «Siamo disponibili a collaborare – hanno detto i relatori – ci auguriamo che ci siano altri studi e che si possano effettuare nuove ricerche».