La diffusione anche in Italia dei locali cosiddetti childfree o no kids, dove la presenza di minori non è gradita, ha stimolato un intervento del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, nel corso della riunione del gruppo di lavoro sulla valorizzazione delle esperienze virtuose già esistenti negli enti locali dell’Osservatorio nazionale sulla Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Non è accettabile – ha detto Marziale – che un Paese dove la famiglia viene contemplata quale nucleo centrale della società, tolleri una vera e propria discriminazione, tra l’altro non regolamentata da alcuna legge. A tal proposito una mia denuncia è stata raccolta esattamente un anno fa da Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo FdI alla Camera dei Deputati, che ha rivolto un’interrogazione al ministro Eugenia Roccella, la quale nella risposta data nel corso di un question time, ha evidenziato come le norme vigenti consentono di rifiutare prestazioni solo a fronte di un legittimo motivo, in assenza del quale si è passibili di sanzione pecuniaria, se il fatto viene accertato».

Regolamentare il fenomeno

Secondo Marziale bisogna regolamentare il fenomeno varando un'apposita normativa: «Ho inteso portare al tavolo del gruppo di lavoro dell’Osservatorio la questione – evidenzia il Garante – perché tale tendenza continua ad estendersi impunemente ed in violazione ai principi costituzionali oltre che della Dichiarazione Onu sui diritti dei bambini e degli adolescenti, ed è un dovere per l’Osservatorio, che per sua natura deve fornire al Governo elementi utili al raggiungimento del benessere delle famiglie, recepire la mia osservazione e contrastare con tutti i mezzi legittimamente a disposizione una discriminazione di siffatte connotazioni».