I veterani e le nuove leve. Dopo il colpo inferto con l'operazione Stige  gli assetti della locale di Cirò Marina mutano «ai veterani rimasti in libertà» si affiancano «le nuove leve». E sono queste ad essere colpite oggi dall'inchiesta istruita dalla Dda di Catanzaro, con il supporto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Crotone che ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 31 persone indagate a vario titolo per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e accusate di detenzione di armi e sostanze esplodenti.

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I veterani

Nelle carte dell'inchiesta emergono così i nuovi assetti criminali: «I veterani liberi dell'organizzazione criminale cirotana che dirigono e rappresentano la locale facente capo ai fratelli Giuseppe e Silvio Farao e da Cataldo Marincola (entrambi detenuti) sono su Cirò Luigi Vasamì, subentrato nella reggenza della cosca, Giuseppe Romano, Giuseppe Cariati, Francesco Amantea, Gianluca Scigliano mentre per l'area di Cirò Marina Cataldo Cornicello».

Le nuove leve

Così il gip del Tribunale di Catanzaro, Arianna Roccia, cristallizza il nuovo organigramma dell'associazione con le sue articolazioni territoriali affiancate dalle nuove leve, tra cui si annovera: «Luca Frustillo, Vincenzo Affatato e Davide Critelli nonché Giuseppe Musacchio». Secondo la ricostruzione della Dda di Catanzaro, accolta nell'ordinanza del gip, sarebbero «Luca Frustillo e Giuseppe Cariati gli affiliati maggiormente operativi» a loro viene demandato il compito «di portare "ambasciate" e curare gli "affari" anche con esponenti di altre organizzazioni criminali».

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La scalata

«Quanto a Davide Critelli e Vincenzo Affatato è emerso come costoro oltre a frequentare assiduamente i veterani dell'organizzazione, ponendosi incondizionatamente al loro servizio (anche facendo da autisti) assolvono al compito di portavoce di "ambasciate"». Utilizzando «le loro più sicure utenze telefoniche per organizzare gli incontri tra i sodali». Cataldo Cornicello «da faccendiere di Giuseppe Spagnolo alias "U banditu" e a seguito del suo arresto» ha rapidamente scalato la gerarchia criminale «emergendo quale figura più rappresentativa dell'organizzazione cirotana, col compito di occuparsi del controllo sul territorio di Cirò Marina, ove stabilmente dimora avvalendosi a tal fine di Gianfranco Musacchio, anche per la commissione delle attività delittuose».

Le armi in tubi sotterrati

Vi sono poi i fratelli «Ottavio e Pino Marincola (nipoti del boss detenuto Cataldo) che oltre ad essere stati ripresi in varie occasioni nel circolo Cbs Sestito (base operativa del gruppo) in compagnia di altri affiliati di rilievo sono stati utilizzati in azioni intimidatorie (aggressioni, pestaggi e danneggiamenti) assieme a Giuseppe Santoro». Rosario Leonetti, invece, «custodiva nei suoi terreni nel comune di Cirò Marina nascosti in tubi sotterrati, armi e munizioni della cosca cirotana, provvedendo anche alla relativa manutenzione grazie alle sue competenze di cacciatore in possesso di porto d'armi d'uso caccia». Infine, Antonio e Francesco Crugliano e Francesco Nigro «che si occupavano per conto della cosca del controllo e della gestione illecita del porto di Cirò Marina».

Le basi logistiche

Il gruppo si riuniva in specifici luoghi che fungevano da vere e proprie basi logistiche: il bar Cbs Sestito e la Morrone Autoricambi. Qui i componenti dell'associazione risultavano sempre rintracciabili e a loro ci si rivolgeva per qualsiasi richiesta: «Le vittime di atti illeciti, per avere giustizia, sono solite rivolgersi all'organizzazione criminale, piuttosto che alle istituzioni; analogamente alla medesima organizzazione si rivolgono colore che intendono intraprendere attività commerciali, al fine di ottenere il nulla osta della consorteria».

Evitare il controllo delle forze dell'ordine

Quest'ultima aveva preso serie contromisure per evitare le attività di indagine. Disponevano «di apparecchiature di rilevazione frequenze per la ricerca di microspie nonché di applicazioni in grado di alterare la voce e rendere irriconoscibili gli interlocutori» ma si impiegavano anche «utenze citofono, ovverosia utenze telefoniche intestate a terzi e usate a circuito chiuso». Non a caso, erano state attivate in favore del sodalizio «un ingente numero di sim card le quali erano state poi distribuite agli altri membri del sodalizio nonché ai rappresentanti di altre cosche di 'ndrangheta operanti in territori limitrofi».

L'appeal della cosca

Particolarmente allarmante appare la tendenza della popolazione cirotana a rivolgersi al gruppo criminale per risolvere le più svariate questioni: «dall'individuazione dei responsabili di atti illeciti, al recupero di crediti, al regolamento dei più banali dissidi». Ma le mani della cosca controllavano anche: «gli stabilimenti balneari e i villaggi turistici, dove il gruppo criminale impone agli imprenditori l'assunzione di soggetti o il pagamento di somme di denaro in cambi di protezione».