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«Partivamo la notte verso l’una alla volta dell’Aspromonte o di altri angoli della Regione, a caccia di latitanti o di piantagioni di canapa indiana. Ore di appostamenti, lunghe attese… Rientravamo quando il sole era già alto. Riprese realizzate in cinque settimane, nella calda estate calabrese».
Inizia così il racconto di Claudio Camarca, regista della miniserie televisiva “Lo Squadrone”, giunto a Vibo Valentia per assistere all’anteprima nazionale della fiction in 4 puntate dedicata ai Cacciatori di Calabria, che da domani sarà trasmessa in seconda serata su Rai 2. Cinema Moderno gremito in ogni ordine di posto. In prima fila i protagonisti della fiction: i militari del reparto speciale dell’Arma. Alla proiezione non sono voluti mancare neppure il presidente della Regione Mario Oliverio e il comandante della Legione Carabinieri Calabria, Vincenzo Paticchio.
Presenti anche il capo struttura Stefano Rizzelli e il direttore di Rai2, Andrea Fabiano, che ha fortemente voluto che l’anteprima fosse proiettata proprio a Vibo, città in cui ha sede il gruppo operativo e in cui risiedono anche le famiglie dei carabinieri specializzati nella ricerca e nella cattura dei latitanti.
Rispondendo alle domande dei cronisti, Claudio Camarca ha svelato come l‘idea di raccontare la vita dei cacciatori di Calabria sia nata da un approfondimento giornalistico andato in onda su LaC Tv. «L’attività quotidiana di questi eroi doveva essere raccontata anche fuori dai confini regionali». E così sono nate le 4 puntate ispirate al lavoro dello Squadrone eliportato Cacciatori di Calabria dei Carabinieri e prodotta da Clipper Media in collaborazione con la Rai e con il sostegno della Calabria Film Commission come confermato dal presidente Giuseppe Citrigno che in futuro si augura di portare “Lo Squadrone” nelle scuole.
Dal 1991, anno di costituzione del reparto, lo Squadrone ha eseguito ottomila arresti, catturato 282 latitanti di 'ndrangheta e scovato 400 bunker, lo sa bene il generale di Brigata Vincenzo Paticchio che, orgoglioso della serie tv celebrativa, spera che sia «un messaggio forte soprattutto per i giovani. Affinché conoscano e apprezzino il lavoro dei “cacciatori”». Anzi degli “scacciatori”. Come lui ama definirli.