Lo spaccio di droga a Catanzaro era una questione di famiglia. Gestito nello storico fortino rom di viale Isonzo, quartiere a sud del capoluogo, sotto il controllo di due distinti nuclei: il primo facente capo a Fiore Bevilacqua, detto "muntanaru", 73 anni ma oggi deceduto, che ha quindi lasciato le redini dell'attività in mano al figlio Fabio e il secondo a Donato Bevilacqua, detto "occhiu stortu", 46 anni. 

I pentiti

Alle medesime risultanze sono infatti giunti gli agenti della Squadra Mobile e i militari della Compagnia Carabinieri di Catanzaro seppur partiti da differenti filoni di indagine. Nel primo caso le attività hanno coperto l'arco temporale da febbraio 2017 fino a ottobre 2018 ottenendo oltre 80 riscontri di cessione di stupefacenti e nel secondo caso a partire da settembre 2016. Una complessa attività che ha contato anche sulle dichiarazioni rese da due collaboratori di giustizia, Santo Mirarchi e Vincenzo Sestito, utili nella ricostruzione delle gerarchie familiari dominanti a viale Isonzo.

Fiumi di droga

Già durante l'interrogatorio avuto nel luglio 2016 Mirarchi faceva mettere a verbale come: «Il gruppo muntanaru aveva una capacità di spaccio di quantità intorno ai 300 grammi ogni due settimane» e che «nel quartiere Pistoia la famiglia Amato vende alle famiglie rom dette "scatoletta", "diddi" a cui appartiene Mario "occhiu stortu", ossia Gianluca Bevilacqua ed "MP", ossia Cosimo Bevilacqua. I "diddi" così come i "muntanari" trattano mediamente un quantitativo mensile di 700 grammi di cocaina arrivando però anche un chilo al mese».

Muntanari

Il collaboratore di giustizia continua a tracciare il contesto criminale: «Anche a Pistoia le altre famiglie trattano cocaina per un quantitativo di 50/100 grammi a settimana. Con riferimento alla famiglia dei "muntanari" posso dire che la gestione è nelle mani del vecchiarello di nome Fiore, nonno di Fabio Bevilacqua. Aggiungo che a casa di Fabio Bevilacqua viene preparato lo stupefacente per la vendita, a casa del nonno avviene la cessione dello stupefacente mentre a casa dell'altra figlia avviene la momentanea detenzione del denaro pagato dall'acquirente per l'acquisto dello stupefacente. Altre due figli di Fiore spacciano la cocaina nella zona detta "le Poste". Si tratta, in particolare, di Felice e dell'altro figlio chiamato Lupin, attualmente detenuto».

Tossicodipendente a servizio dello spaccio

Nel 2019 inizia a collaborare anche Vincenzo Sestito, all'epoca ristretto agli arresti domiciliari «notoriamente assuntore di droghe pesanti (cocaina ed eroina)» e stabilmente residente nel quartiere Aranceto «ad alto tasso criminale anche per la corposa presenza di gruppi malavitosi di etnia rom, dedito diffusamente al narcotraffico sul territorio catanzarese». Secondo la ricostruzione degli investigatori e sulla base delle dichiarazioni fornite dal collaboratore di giustizia Sestito «si riforniva di stupefacenti dalle famiglie, in favore dei quali si rendeva altresì disponibile allo spaccio ed a saggiare la qualità degli stupefacenti. Ha avuto contatti anche con canali delinquenziali nella locride, ove su commissione di un importante esponente rom del narcotraffico, Santo Mirarchi, si recava ad acquistare a Siderno e Locri eroina e cocaina, e in uno dei due viaggi ebbe anche a trasportare una arma a Catanzaro».

La droga fin da piccolo

Nell'interrogatorio del giugno 2019 riferiva: «Fino a dieci anni ho vissuto a Catanzaro Lido e poi ci siamo trasferiti all'Aranceto. Ho comunque frequentato un gruppetto di ragazzi di Catanzaro Lido con i quali facevamo delle bravate. I ragazzi erano Vincenzo Procopio, Luca Danieli, e i fratelli Rosario e Mario Fera, Liano De Luca. Procopio deteneva mariujana che occultava nei pressi dei binari della stazione di Catanzaro Lido e che consegnava a noi per consumarla. Tramite Procopio conobbi Santino Mirarchi, mi fu presentato come persona che contava parecchio nel circuito criminale, mi dicevano che era un personaggio in ascesa e che avrebbe fatto guadagnare a noi parecchi soldi. Io non lavoravo inizialmente con lui al contrario dei miei amici, successivamente mi sono trovato a costretto a collaborare con Mirarchi».

Gerarchie criminali

Anche il nuovo collaboratore di giustizia ricostruisce la gerarchia familiare: «Nel quartiere Pistoia i capi sono Pino detto "scatoletta", Maurizio il "gambero" e poi al terzo piano del medesimo palazzo abitato da quest'ultimo vi è Luciano detto "battaglia" e la moglie Jessica ed ancora Donato detto "occhio storto". Alle poste c'è Franco "u cecatu" appartenente alla famiglia dei "gamberi"; vendono cocaina, eroina e hashish, non so se hanno armi ma ho visto Maurizio con una arma su facebook. Franco "u cecatu" si avvale dei ragazzini, Nico Bevilacqua della famiglia detta dei "pracchia" con la moglie Caterina Ruga, Andrea Catanzaro che abita alle poste e vende hashish. Sono tutti ragazzi dell'età compresa tra i 20 e i 25 anni. Ci sono ancora Giuseppe Sacco, Giuliano e la moglie Alessandra Voci; essi sono affiliati alla famiglia dei "cecati" e dei "gamberi" e vendono hashish».