La tragedia nel capoluogo ligure non ha insegnato niente. Il 14 agosto 2018 i lavori sul viadotto calabrese erano corso ma la ditta che aveva vinto l'appalto risparmiava sui materiali
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Mentre l’Italia piangeva i morti di Genova, in Calabria si usava malta scadente per la manutenzione del ponte Morandi. Il 14 agosto 2018 è una data infausta per il nostro Paese: quella mattina, alle 11.36, crollava il ponte Morandi a Genova portandosi con sé la vita di 43 persone. In quei mesi, in Calabria si stavano eseguendo i lavori per la manutenzione del “nostro” ponte Morandi, che con quello di Genova condivide lo stesso progettista.
Anas aveva stanziato 3,4 milioni di euro per i lavori sull’infrastruttura simbolo del capoluogo di regione e principale strada di accesso alla città. Il 14 agosto 2018, i lavori del primo lotto a Catanzaro erano già in corso e nei mesi successivi sarebbero iniziati quelli del secondo e terzo lotto.
A distanza di tre anni, mentre a Genova si è da poco aperto il processo che cerca di accertare le responsabilità sul crollo del Morandi, in Calabria un’inchiesta della guardia di finanza mette sotto accusa gli imprenditori Eugenio e Sebastiano Sgromo che si aggiudicarono quell’appalto.
Le accuse sono molto gravi e viene difficile non pensare alla concomitanza delle date, alle immagini della catastrofe di Genova, al pianto dei parenti delle vittime, alle macerie nel cuore del capoluogo ligure. Secondo quanto emerge dall’inchiesta, infatti, a causa di problemi finanziari gli imprenditori non si sarebbero fatti tanti scrupoli a impiegare materiale di pessima qualità nei lavori di manutenzione, tanto da mettere in allarme i tecnici di Anas.
L'ingegnere dell'Anas, colpito da una misura interdittiva per sei mesi per l'accusa di frode in pubblica fornitura, interloquiva con Gaetano Curcio e con Eugenio Sgromo, direttore tecnico e titolare della Tank, ditta lametina a cui Anas aveva appaltato i lavori di manutenzione straordinaria dell’opere.
E oggetto della discussione era la malta Azichem, definita appunto una «porcheria». «Secondo lui – si legge nelle intercettazioni - dice non va bene. Perché noi al Morandi con questo materiale l'abbiamo fatto... e casca tutto».
Ponte Morandi di Catanzaro, la storia
Ufficialmente è il viadotto Bisantis, ma tutti lo chiamano Ponte Morandi, dal nome del progettista, l'ingegnere Riccardo Morandi (padre anche del ponte di Genova che crollò il 14 agosto del 2018 provocando 43 vittime), è la principale strada di accesso a Catanzaro.
Il viadotto di Catanzaro, realizzato dalla So.Ge.Ne di Roma, fu inaugurato nel 1962, dopo soli tre anni dall'inizio dei lavori e dopo aver superato una imponente prova di carico a cui assistettero moltissimi cittadini. In poco tempo è divenuto il simbolo della città anche per alcune caratteristiche che, soprattutto all'epoca, lo rendevano unico nel suo genere.
Il viadotto - chiamato Bisantis in ricordo del presidente della Provincia Fausto Bisantis che ne autorizzò la realizzazione - è un ponte ad arco costruito su una sola arcata in calcestruzzo armato ed al momento dell'inaugurazione era il primo ponte al mondo in calcestruzzo armato per l'altezza ed il secondo per luce. Adesso, per l'altezza, è il secondo ponte in Europa con quelle caratteristiche.