Vent'anni senza Lisa Gabriele, protagonista di un mistero più grande di lei, anche se ancora per poco. Aveva più o meno la stessa età, la ragazza di Rose, il 9 gennaio del 2005, quando il suo corpo, ormai privo di vita, viene rinvenuto in una radura ad alta quota in zona Montalto Uffugo. Anagrafe a parte, però, se parliamo ancora oggi di mistero lo si deve soprattutto alla personalità imperscrutabile di questa giovane donna, bella e tormentata, che andandosene si è portata appresso diversi segreti, uno dei quali certamente in grado di spiegare la sua fine. La fredda cronaca di oggi, però, racconta di una morte a cui non è ancora collegata una spiegazione.

Suicidio, si pensò nell'immediatezza, anche in ragione delle scatole di medicinali e di una lettera enigmatica, scritta di suo pugno, trovata a Montalto. Una scena ordinata, quasi composta: l'auto della ragazza, una Fiat 500 parcheggiata a ciglio strada e il suo corpo poco lontano, supino sull'erba, con le gambe rigide e le braccia stese sui fianchi. Come se fosse pronto alla tumulazione.

La prima autopsia sgombra il campo dai dubbi: è stata uccisa, asfissiata con un mezzo meccanico e poi portata in quella macchia di bosco a corredo della simulazione. Un punto fermo, ma non ne seguiranno altri. L'inchiesta, infatti, si avvita su sé stessa e non riesce a identificare un responsabile. Passeranno più dieci anni prima che, con un pretesto – una lettera anonima pervenuta in questura – gli investigatori riaprano il caso.

La morte di Lisa diventa una vicenda da soliti sospetti. I riflettori si puntano su Maurizio Mirko Abate, già poliziotto della Stradale all'epoca impelagato in una relazione a dir poco tumultuosa con la ragazza. Lui sta per sposare un'altra donna, ma lei lo ama, ne è quasi ossessionata. E così fa di tutto per non perderlo, riuscendo però a scatenare solo la sua ira. Eccessi e vizi privati, nonché un'aggressione fisica ai danni di Lisa, fanno di lui un colpevole ideale.

È sulla scorta di questa ricostruzione che scatta l'arresto di Abate, ma dura poco. La nuova autopsia, preceduta da una penosa riesumazione, non aggiunge alcunché di utile. Una perizia difensiva mette in dubbio, in termini medico-legali, la certezza della morte per soffocamento indotto. Non ci sono indizi a sufficienza, il movente scricchiola. Il risultato è che il poliziotto torna in libertà. Alla richiesta di condanna farà seguito la sua assoluzione, con una pena minima incassata solo per una vicenda collaterale di droga.

Il pm rinuncia a presentare Appello, a riprova del fatto che ha in testa tante idee, ma in mano nessuna prova. Lo spauracchio dei depistaggi - parola inflazionata ma in questo caso, forse, legittima – è l'eredità di questa vicenda, l'ombra che ancora aleggia su di essa. Com'è morta Lisa Gabriele? Qualcuno l'ha uccisa? E chi? Vent'anni dopo, le risposte soffiano ancora nel vento.