La ragazza, originaria di Rose, fu ritrovata morta nel gennaio del 2005 nei boschi di Montalto Uffugo. In una lettera anonima indicazioni decisive per arrivare all'assassino
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Sarebbe un agente della polizia stradale di Cosenza l'assassino di Lisa Gabriele. Il corpo della giovane, uccisa a 22 anni, venne ritrovato il 9 gennaio del 2005 in un bosco nel comune di Montalto Uffugo, a circa tredici chilometri dalla casa di Rose in cui era stata cresciuta dalla zia Angelina. A distanza di 14 anni la Procura ha riaperto l'inchiesta sulla morte della ragazza, dopo avere acquisito una lettera anonima, proveniente da un collega del presunto omicida.
«Sono un poliziotto onesto della Stradale - così esordisce nel testo battuto al computer - Per troppo tempo sono stato costretto al silenzio della paura e per troppo tempo afflitto dal senso di impotenza e dal rimorso. Voglio però liberarmi almeno dal peso di non aver in qualche modo contribuito a far luce su un episodio gravissimo. Parlo di una ragazza, Gabriele Lisa originaria di Rose, morta a 22 anni per la sola colpa di essersi innamorata di un delinquente che purtroppo veste la mia stessa divisa».
Amore fatale
Secondo la ricostruzione dell'anonimo testimone, la giovane si era perdutamente innamorata del poliziotto il quale però, dopo aver intrecciato con lei una relazione sentimentale, aveva deciso di troncare il rapporto. La ragazza però, secondo quanto riportato nella lettera recapitata agli inquirenti, non voleva rassegnarsi. A quanto pare Lisa aveva simulato una gravidanza: «Nel cortile della stradale Lisa si era presentata con un piccolo cuscino sotto i vestiti per simulare la pancia gonfia ma l'uomo l'ha selvaggiamente picchiata talmente violentemente che poi la ragazza è stata costretta a recarsi in ospedale dove è stata accompagnata da una pattuglia della polizia stradale. La ragazza di cui parlo è stata barbaramente uccisa. Soffocata con un cuscino. Lisa è stata uccisa ed il 9 gennaio è stata trovata in un bosco con vicino una bottiglia di liquore e dei medicinali. Tutto predisposto ad arte per far credere ad un suicidio. Soffocata con un cuscino come con un cuscino Lisa aveva cercato di far credere di essere incinta».
Il presunto coinvolgimento di un carabiniere
«Un'altra persona coinvolta è un maresciallo dei carabinieri - si legge ancora nella lettera anonima ricevuta in Procura - Mi auguro che le informazioni che sto comunicando possano far luce su questo omicidio impunito in modo che uno o più poliziotti disonesti vengano puniti, che Lisa possa ottenere giustizia e che io possa trovare una pace interiore che ho perso in questi anni di silenzio». Il corpo della ragazza era adagiato all'interno della sua auto, una Fiat Cinquecento, con un messaggio d'addio scritto su un bigliettino. I periti però, dimostrarono che soltanto in parte era stato vergato di proprio pugno da Lisa e che proprio le frasi riferite alla volontà di togliersi la vita erano state aggiunte da qualcun altro. Probabilmente un tentativo per depistare le indagini. Inoltre dall'esame autoptico emerse che Lisa non aveva assunto né le bevande alcoliche né i farmaci rinvenuti nell'abitacolo della vettura e dunque, lì collocati con l'intenzione di simulare un suicidio. Insomma una macabra messinscena sulla quale si attende che emerga la verità.