Si tratta del direttore e di cinque operai dell'impianto di depurazione di contrada Coda di volpe a Rende. Secondo l'accusa scaricavano nel fiume i fanghi senza sottoporli a completo ciclo di depurazione
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Sono state rinviate a giudizio le sei persone indagate per reati ambientali, nell’ambito dell’inchiesta Cloaca Maxima, condotta dalla Procura di Cosenza e scaturita dalle presunte irregolarità nella gestione dell’impianto di depurazione consortile di Contrada Coda di Volpe a Rende.
Liquami sversati senza trattamento
Secondo l’accusa, i liquami provenienti dagli impianti fognari dei comuni consorziati, venivano trattati soltanto parzialmente, prima di essere scaricati nel Crati, alterando l’ecosistema e la composizione fisica e batteriologica del fiume. 141 gli sversamenti illeciti documentati dai carabinieri forestali, cui i magistrati avevano delegato le indagini. In caso di ispezione, poi, attraverso un bypass, si procedeva al ripristino del ciclo di depurazione per superare i controlli. Alla sbarra finiranno il direttore dell’impianto Vincenzo Cerrone, e cinque operai: Dionigi Fiorita, Giovanni Provenzano, Annunziato Tenuta, Rosario Volpentesta e Eugenio Valentini.