Le versioni contrastanti di Frontex e Guardia Costiera e il rimpallo di responsabilità. Oggi al PalaMilone di Crotone gli unici sentimenti sono quelli di rabbia e dolore di fronte alle decine di bare allineate (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Vite spezzate, sogni infranti, famiglie distrutte. A Cutro sono i giorni dell’apocalisse. La spiaggia di Steccato è diventata un cimitero. Il mare restituisce cadaveri, uno dietro l’altro, prima trenta, poi quaranta, cinquanta, sessanta. Il mare ha tradito la promessa di un futuro diverso, è diventato una trappola mortale. È l’alba di domenica. È l’inizio di una strage. Il sogno si infrange a pochi metri dalla riva, come le centinaia di migliaia di pezzi del caicco, quel vecchio peschereccio che avrebbero dovuto condurre 180 persone verso la salvezza. Le redazioni ricevono decine, centinaia di email e messaggi. Tutto prevedibile: solidarietà, vicinanza, accuse all’Europa, al Governo.
Arriva il presidente della Regione. Roberto Occhiuto tocca terra pitagorica alle 16.30, quasi 12 ore dall’alba della più grande tragedia avvenuta in Calabria. Con lui arriva anche il ministro Piantedosi. Riunione in prefettura e rapido passaggio al PalaMilone dove i furgoni della morte iniziano a trasportare le salme. Viene accolto al grido di «Assassini, eccolo il vostro carico residuale».
Per il ministro Piantedosi «l'unica cosa che va detta e affermata è: "non devono partire". Non ci possono essere alternative. Noi lanciamo al mondo dei territori da cui partono queste persone questo messaggio, etico prima di tutto: in queste condizioni non bisogna partire». Insomma, per il ministro la responsabilità è delle povere vittime, colpevoli forse di sognare un futuro diverso. Le parole del titolare del Viminale diventano un caso. Le opposizioni chiamano il ministro a riferire in Parlamento sul naufragio e sulle politiche del governo.
Strage di migranti | Naufragio a Cutro, Piantedosi: «Frontex non aveva segnalato situazioni di pericolo»
A far discutere sono anche le polemiche sui soccorsi dopo le accuse di Orlando Amodeo, ex dirigente medico della polizia, secondo cui non sarebbe vero che le condizioni del mare avrebbero reso impossibili le manovre di avvicinamento al barcone.
«Quel giorno c’era mare forza 4, le nostre motovedette più grandi possono intervenire anche con mare forza 8» - ha detto poi oggi il comandante della Capitaneria di Crotone. Ma c’è un’indagine in corso e le bocche sono cucite.
Inizia lo scaricabarile sulle responsabilità. Guardia costiera e Frontex forniscono due versioni differenti.
Frontex comunica di aver avvisato «nelle tarde ore di sabato, nell'ambito dell'operazione Themis ha avvistato un'imbarcazione pesantemente sovraffollata che si dirigeva verso le coste italiane: come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato tutte le autorità italiane dell'avvistamento».
«La sera di sabato 25 febbraio un velivolo Frontex avvistava un’unità in navigazione nel Mar Ionio. L’unità risultava navigare regolarmente, a 6 nodi e in buone condizioni di galleggiabilità, con solo una persona visibile sulla coperta della nave – dirà invece la Guardia costiera - A seguito di tale segnalazione, la Guardia di Finanza comunicava l’avvenuta attivazione del proprio dispositivo, già operante in mare, per intercettare l’imbarcazione. Alle 04.30 circa, giungevano alla Guardia Costiera alcune segnalazioni telefoniche da parte di soggetti presenti a terra relative ad un’imbarcazione in pericolo a pochi metri dalla costa. I Carabinieri, precedentemente allertati dalla Guardia di Finanza, giunti in zona, riportavano alla Guardia Costiera l’avvenuto naufragio».
Un’imbarcazione «pesantemente sovraffollata» per Frontex, «con solo una persona visibile sulla coperta della nave» per la Guardia costiera.
C’è un dato di fatto. Reale e confermato. La prima segnalazione che fa scattare i soccorsi è di un pescatore sulla spiaggia.
Mentre montano le polemiche, oggi è stata aperta la camera ardente. Non c’è il Governo, né regionale, né nazionale. «Chiedo perdono per le istituzioni che non aiutano queste persone» - le parole di una madre che al PalaMilone oggi, come tantissimi altri cittadini, ha reso omaggio alle vittime di una strage che segnerà per sempre la Calabria.