VIDEO | Il presidente del Gruppo cooperativo e il vescovo protagonisti del primo talk che ha visto la partecipazione anche dell'editore Domenico Maduli
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«Il nostro network ha deciso da che parte stare, il nostro network è sempre dalla parte giusta. La presenza di Nicola Gratteri questa sera qui e questa folla oceanica che lo ha accolto testimonia la verità sul vero sentimento della gente. Mi pare chiara stasera la risposta di tutti ma soprattutto nei confronti del pregiudizio». A parlare è il presidente del gruppo editoriale Pubbliemme-Diemmecom-LaC-ViaCondotti21, Domenico Maduli, nel corso dell'evento Link - Orgoglio e pregiudizio, andato in scena ieri sera nell'area portuale di Vibo Marina.
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Il communication meeting targato LaC, condotto dalle giornaliste Rossella Galati e Patrizia De Napoli, ha rappresentato la seconda tappa di una serie di eventi che promettono di abbattere il pregiudizio sulla Calabria. Il gruppo guidato da Maduli si adopera per farlo anche attraverso l'informazione: «Siamo nella seconda parte del mandato - ha spiegato, la prima è stata costruire il network, la seconda è averlo posizionato sul territorio calabrese e quello italiano, con un'informazione chiara e di livello, ma soprattutto un'informazione senza pregiudizi, perché noi siamo dalla parte dell'orgoglio».
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Tanti gli ospiti della serata
Sul palco di Link si sono avvicendati molti ospiti. Tra questi, l'attore Nicolò Galasso e il procuratore antimafia Nicola Gratteri, ospite fisso dell'evento, intervistato dal direttore strategica del network, Paola Bottero. Il direttore editoriale Alessandro Russo, invece, ha moderato il talk a cui hanno preso parte Vincenzo Linarello, esperto di cooperazione sociale, e monsignor Antonio Staglianò, vescovo emerito di Noto e presidente della Pontificia Accademia di Teologia per volere di Papa Francesco.
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Le dichiarazioni di Linarello
«Nel libro che ho appena pubblicato, "Manuale dell'etica efficace", in qualche modo diamo una sferzata un'etica che spesso si compiange, si commisera, si incensa. Io devo essere sincero, non condivido questo approccio, la mia è una vita bellissima, perché servire questa terra, servire i calabresi è meraviglioso».
Vincenzo Linarello è un uomo che ha passato la sua vita ad aiutare il prossimo, ma soprattutto a promuovere la pace e la non violenza. È convinto che bastino poche, semplici azioni affinché in Calabria si cambi registro una volta per tutte. «Primo: dobbiamo diffondere speranza e i media hanno responsabilità importanti su questo. Nel libro parliamo di depressione cosciale. Spesso i mass media raccontano solo le notizie negative, invece noi dobbiamo vedere tutti gli aspetti positivi, far vedere la Calabria bella ai calabresi perché noi non sempre conosciamo la nostra terra e le cose straordinarie che riesce ad esprimere, malgrado tutto». Poi ha continuato: «In seconda istanza: partecipare, essere Stato. Lo Stato siamo noi, dobbiamo cominciare a impicciarci di quello che accade nei nostri territori, non solo criticando ma anche proponendo alternative. Terzo: correre il rischio di mettersi insieme. Nessuno di noi in Calabria ce la fa da solo, ma se si creano dei sistemi, delle comunità, sì. Guardate Goel. Goel - il gruppo che preside - sono persone che si mettono insieme e fanno le cooperative, poi le cooperative si mettono insieme e fanno i consorzi, poi i consorzi si mettono insieme e fanno il gruppo Goel. Questa è la nostra forza, la comunità. Ecco - ha poi concluso -, io vedo in queste tre azioni precise la possibilità di voltare pagina in Calabria».
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Le dichiarazioni di Staglianò
Per monsignor Staglianò, a capo dell'istituto della curia che si occupa della formazione dei teologi, il rinnovamento sociale passa attraverso la fede e la religione. «Io ho cercato di affrontare il tema dal punto di vista che più mi compete, per dimostrare che la fede cattolica, in quanto cristianesimo vissuto, è una fede che non può non incidere nella trasformazione, nel cambiamento sociale - afferma -. La fede e la religione sono un cambiamento antropologico, della propria umanità. Questo comporta un cambiamento del mio cuore. Un cuore indurito, indifferente, egoista, interessato solo a sé stesso, diventa un cuore capace di pulsare amore unilateralmente, un cuore capace di solidarietà, di ospitalità, capace di avere occhi per la sofferenza di altri. Non ci può essere un cambiamento sociale radicale se non non c'è un cambiamento dell'umanità in noi, se non trasformiamo la percezione di noi stessi come persone capaci di autotrascenderci verso l'altro nell'amore. In questo senso la fede, la religione non solo aiutano, ma sono la via maestra da percorrere per poter cambiare davvero nel cuore».