Arrestato, assolto ed ora risarcito. È la storia di Giuseppe Martello, conclusasi con l'accoglimento, da parte della Corte di Appello di Reggio Calabria dell’istanza di riparazione per l’ingiusta detenzione, con relativa condanna del Ministero dell’Economia al risarcimento.

L'inchiesta 'Crimine'

Martello era stato arrestato nel marzo del 2011 nell’ambito della maxi operazione antimafia denominata “Crimine” con l’accusa di associazione mafiosa e, in particolare, di far parte della cosca di Croce Valanidi retta dallo zio, il boss Francesco Gattuso soprannominato “Ciccillo”.

Il Tribunale del Riesame aveva rigettato l’istanza di scarcerazione e la Corte di Cassazione, pur in parte ridimensionando l’imputazione, aveva confermato la misura carceraria.

All’esito del giudizio abbreviato la Procura aveva chiesto la condanna di Martello a 12 anni di reclusione ma il gup Minutoli, condividendo in pieno la tesi della difesa, lo aveva assolto, disponendone la immediata scarcerazione dopo 367 giorni dal suo arresto.

Tuttavia, avverso la sentenza assolutoria la Procura aveva proposto appello, chiedendo nuovamente la condanna di Martello, ma la Corte di Appello di Reggio Calabria aveva confermato l’assoluzione.

La richiesta risarcitoria

Una volta divenuta definitiva l’assoluzione, Martello, tramite il suo difensore che lo aveva seguito per tutti i gradi del giudizio di merito – l’avvocato Alfredo Foti del Foro di Roma – aveva presentato istanza di riparazione per l’ingiusta detenzione subita.

All’udienza, il Procuratore Generale aveva chiesto il rigetto dell’istanza, mentre l'avvocato Foti, durante la sua arringa, aveva argomentato circa l’insussistenza di quelle che secondo la giurisprudenza della Corte di Cassazione sono le condizioni ostative alla concessione della riparazione, ovvero il dolo o la colpa grave nella condotta processuale dell’imputato che possano in qualche modo aver dato causa all’adozione o al mantenimento della misura cautelare.

La Corte di Appello di Reggio Calabria, condividendo le argomentazioni espresse dal penalista, ha accolto l’istanza ed ha condannato il Ministero dell’Economia e delle Finanze a risarcire il Martello sia per tutti i giorni di carcere sofferti che per il danno di immagine dovuto alla diffusione mediatica della vicenda processuale che lo ha coinvolto.