Dopo l'impatto il traffico è stato dirottato sul tracciato alternativo, la vecchia provinciale che alla prova dei fatti ha palesato tutte le criticità temute riguardo alle dimensioni della carreggiata e ai tempi di percorrenza
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Due incidenti distinti, un morto, un ferito, una strada bloccata e il traffico da e verso la Locride paralizzato per ore, con centinaia di auto (e non solo) costrette ad abbandonare la trasversale di grande comunicazione e dirottate sulla provinciale n. 5. La prima settimana dei lavori di ristrutturazione sulla strada Jonio Tirreno si chiude nel peggiore dei modi, con un bilancio tragico sul piano delle vite perdute e disastroso su quello della funzionalità del nuovo, rattoppato, collegamento “alternativo” tra le due sponde della provincia reggina.
Gli incidenti
Due incidenti distinti, in due diverse zone del tracciato. Nel primo caso, poco dopo la riapertura dell’arteria – che resterà chiusa al traffico dalle 22 alle 6 del mattino successivo per i prossimi 18 mesi per gli improrogabili lavori di ristrutturazione di due gallerie – due auto sono rimaste coinvolte in un tamponamento avvenuto nelle immediate vicinanze del cancello di “varco” del cantiere, nel comune di Mammola. L’incidente ha causato il quasi immediato “blocco” del traffico con decine di auto e mezzi pesanti fermi in colonna. Un blocco così “complesso” che anche i mezzi di soccorso arrivati sul posto hanno faticato a farsi largo. Neanche il tempo di tornare lentamente alla normalità dopo la rimozione dei mezzi coinvolti nel sinistro che, poco dopo le 9.30, un nuovo incidente ha allungato la tremenda striscia di morti che si registra ogni anno su quei 40 chilometri scarsi di strada nata già vecchia e invecchiata anche peggio. Anche in questo caso due i veicoli coinvolti, scontratisi in un frontale proprio sotto la galleria di valico, dove la carreggiata è ridotta proprio per consentire il montaggio e lo smontaggio del cantiere, e dove i limiti di velocità sono fissati in 30 chilometri orari. Ancora da chiarire le dinamiche ma la velocità potrebbe essere stato un fattore determinante.
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Sulla mulattiera
Vista la gravità del sinistro, il traforo della Limina, più di 3 chilometri di galleria, è stato immediatamente interdetto alla circolazione, con il traffico pesante parcheggiato a bordo strada in attesa che il blocco venisse rimosso e quello leggero proveniente da entrambe le direzioni dirottato sul tracciato alternativo. E il “test” forzato sulla tenuta della vecchia provinciale come tracciato alternativo, ha fatto emergere tutte le criticità che si temevano. Lunghe colonne di auto che rallentano ad ogni tornante e ogni volta che incontrano un’auto proveniente in senso contrario, “imbuti” provocati da restringimenti della carreggiata e tempi di percorrenza dilatati, visto il traffico intenso di una normale giornata lavorativa. E se sui tornanti che si arrampicano sulla montagna le cose non sono andate benissimo (oggi c’era anche la pioggia a complicare le cose), peggio è successo a Mammola, sul cui tessuto urbano si è riversato il traffico.
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«Non siamo preparati a flussi di traffico così consistenti durante il giorno – racconta al LaC News24 il sindaco di Mammola Stefano Raschellà, “di ronda” presso uno degli incroci più trafficati del paese per monitorare la situazione – queste sono le auto che ci aspettiamo di notte durante il periodo estivo, non certo in un normale giorno di lavoro. Ora allo svincolo della 682 ci sono i carabinieri della stazione cittadina a deviare il traffico e in paese ci sono squadre di Anas ad indirizzarlo verso la provinciale. L’incidente mortale di oggi non sembra dovuto alla presenza dei cantieri, si è trattato temo di una tragica fatalità. Ma forse il primo incidente, quello vicino al varco, è dovuto alla scarsa presenza di segnaletica. Va migliorata, così come va adeguata la segnaletica d’ingresso verso il percorso alternativo qui in paese».
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Un paio di ore dopo la chiusura della galleria di valico, le auto continuano a scorrere in un flusso continuo, lento e disordinato ai piedi del paesino. Chi si ferma a chiedere la strada agli operai armati di bandieruola, chi sbuffa, chi controlla l’orologio.
Poco prima delle 14 la strada riapre, sono state solo poche ore di blocco: più che sufficienti per certificare le difficoltà di trasformare una trazzera di montagna in percorso alternativo.